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30/05/2019 - DALL’UE RICHIESTA DI CHIARIMENTI PER LA MANCATA RIDUZIONE DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

“Il tema spinoso del debito pubblico, periodicamente, si riaffaccia in maniera preoccupante sul panorama economico e politico del nostro Paese – è quanto afferma la Dottoressa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia – e porta inevitabilmente una ventata di preoccupazioni supplementari a una situazione già di per sé tutt’altro che agevole e lineare. Esser parte di un’organizzazione sovranazionale come l’Unione Europea è senza ombra di dubbio un impegno serio che lega la realtà economica di ogni singolo Stato membro a quella più grande dell’istituzione di appartenenza, ed è inevitabile che le regole vigenti debbano essere rispettate, nell’interesse di tutti i componenti. Va da sé che dopo l’ultimo richiamo della Commissione UE – aggiunge l’Amministratore Unico del Caf Italia – occorrerà trovare soluzioni credibili, rapide ed efficaci e soprattutto mettere in piedi una strategia che consenta di trovarsi in linea con le regole in vigore anche sul lungo periodo”.

Il Governo italiano ha ricevuto una richiesta di chiarimenti da parte dell’Unione Europea in merito al mancato rispetto delle regole in materia di riduzione del debito. Si tratta di una tirata di orecchie per nulla trascurabile e che si inserisce lungo un continuum che caratterizza la situazione del nostro Paese nell’ultimo periodo. La lettera giunta dalla Commissione UE evidenzia in particolare come i progressi fatti registrare dall’Italia siano da considerarsi insufficienti, tanto da richiedere la segnalazione della deviazione rispetto agli impegni per gli anni 2018 e 2019. In particolare, nella missiva recapitata al nostro Esecutivo, si specifica come "Alla luce dei dati economici definitivi, è confermato che l’Italia non ha fatto progressi sufficienti per rispettare la regola del debito nel 2018", anche se poi non sono presenti richieste legate alle misure correttive o aggiuntive di bilancio. Adesso da Bruxelles attendono una risposta che possa per l’appunto fare luce sui motivi ma, sopra a ogni cosa, che possa anche dare indicazioni incoraggianti rispetto al fatto che gli impegni mantenuti verranno poi effettivamente rispettati.

Andando più nel dettaglio, la Commissione Europea chiede chiarimenti relativamente ai fattori in conseguenza dei quali il debito pubblico in rapporto al Pil, anziché diminuire (magari anche in maniera significativa) abbia addirittura fatto registrare un aumento nel 2018, passando al 132,2% dal 131,4% del 2017, sapendo che la motivazione principale risiede sicuramente nella crescita economica debole. Tale passaggio formale è propedeutico alla redazione di un rapporto ex articolo 126.3, in cui la Commissione valuta le ragioni che spiegano il mancato rispetto della regola del debito: se uno Stato, infatti, presenta un debito che supera la soglia del 60% è chiamato a ridurlo, come appunto succede per l’Italia, che non è l’unico Paese che ha ricevuto tale tipo di comunicazione ma che rappresenta il caso più importante in tal senso vista per l’appunto la dimensione del debito pubblico.

“Quello della richiesta di chiarimenti giunta dalla Commissione Europea – dice ancora l’Amministratore Unico del Caf Italia, la Dottoressa Maria Emilda Sergio – è un passaggio da non sottovalutare, poiché denuncia purtroppo una situazione dei conti pubblici non particolarmente rassicurante. Nel complesso l’economia italiana continua infatti ad arrancare e non si registrano significativi risultati proprio in termini di crescita economica e, quindi, anche di crescita occupazionale o di impresa. La tanto attesa inversione di tendenza auspicata per il 2018 non c’è stata e anche le speranze per un miglioramento netto nel 2019 sono state, al momento, disattese. L’auspicio è che, anche in conseguenza di queste annotazioni che arrivano da Bruxelles – conclude la Dottoressa Maria Emilda Sergio – si arrivi in tempi anche relativamente brevi a soluzioni realmente soddisfacenti per dare il via a una crescita reale e consentire ai cittadini di iniziare una nuova fase”.