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04/06/2019 - LAVORO PER DATORE ESTERO, OK AL REGIME FORFETARIO

Molti lavoratori italiani rientrano nel complesso universo delle partite Iva, un mondo spesso di difficile interpretazione per via delle tante sfaccettature che presenta e anche perché, purtroppo, in molti casi nasconde un rapporto di lavoro dipendente mascherato a danno del lavoratore. Fra le varie tipologie riconducibili all’insieme di collaborazioni che rientrano nel calderone delle partite Iva, un posto di rilievo spetta senza dubbio al regime forfettario, in molti casi la modalità più conveniente per una vasta platea di professionisti italiani. E proprio a tale inquadramento lavorativo si riferisce la recente risposta dell’Agenzia delle Entrate a un particolare interpello, precisamente la n. 173 datata 30 maggio 2019: nello specifico, l’argomento trattato riguarda le cause ostative del modificato regime forfetario. Nella risposta sopra citata le Entrate chiariscono un punto molto importante, ossia che il contribuente iscritto all’Aire, sigla che indica l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, e che rientra in Italia avrà il diritto di applicare il regime forfetario anche qualora prestasse la propria attività professionale soprattutto nei confronti di un ex datore di lavoro estero. La risposta dell’Agenzia riguardava un caso concreto, relativo a uno sviluppatore di software con residenza oltre i confini nazionali e che lavora con contratto a tempo indeterminato per un datore di lavoro estero: in caso di licenziamento, il lavoratore potrebbe tornare in Italia e, decidendo di aprire partita Iva potrebbe contare sul regime forfetario anche se l’attività lavorativa fosse indirizzata in particolare proprio all’ex datore di lavoro straniero, poiché in tal caso non si verificherebbe una trasformazione artificiosa di un reddito da lavoro dipendente in lavoro autonomo per avere un risparmio d’imposta.