18/07/2019 - PMI E PROBLEMI DI LIQUIDITÀ: SEMPRE PIÙ COMPLICATO ACCEDERE AL CREDITO
“Il momento storico attuale, perlomeno per quel che riguarda il nostro Paese, non è di certo caratterizzato da una grande armonia nel rapporto fra i cittadini e le istituzioni in genere. La crisi economica e occupazionale – sono le parole della Dottoressa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia – continua purtroppo a rendere difficile la vita di aziende e privati, la ripresa economica non riesce a imporsi e il malcontento generale fa poi il resto, portando anche a volte a letture semplificate della realtà e alla ricerca di capri espiatori per provare a ricondurre a un livello più immediato di comprensione determinate situazioni che invece mostrano un elevato livello di complessità. Sicuramente tra i soggetti meno in voga oggi troviamo le banche – continua la Dottoressa Maria Emilda Sergio – anche per via della tortuosità riscontrata da cittadini e piccole imprese nell’accedere a prestiti o facilitazioni”.
Il rapporto fra gli istituti di credito e le piccole imprese non vive una fase particolarmente idilliaca, soprattutto se ci si focalizza sui prestiti concessi alle aziende che non possono di certo definirsi dei colossi. Il trend negativo in tal senso continua, poiché emerge come nel mese di marzo del 2019 i finanziamenti concessi dalle banche alle piccole e medie imprese sono calati del 2,3% rispetto al mese di marzo dell’anno precedente: si usa non a caso il concetto di “trend negativo” perché tali realtà aziendali, storicamente importantissime per il tessuto produttivo nazionale, vivono questa situazione da ormai 7 lunghi anni. È dal 2012, infatti, che il volume dei prestiti alle imprese formate da meno di 20 dipendenti è costantemente in diminuzione e ciò non è giustificabile solamente attraverso fattori come la qualità della domanda o il livello di rischio potenziale dei soggetti in questione.
La mancanza di liquidità per le piccole e medie imprese diventa un problema realmente drammatico, che mette in discussione l’esistenza stessa di centinaia di aziende, con tutti gli effetti deleteri che a catena queste situazioni portano con sé. Oltre alle immediate conseguenze legate all’aumento dei livelli di disoccupazione, alla diminuzione della competitività sul mercato e al calo dei consumi, determinate situazioni sfociano in problemi di carattere sociale a più ampio raggio: spesso i piccoli imprenditori finiscono nella rete degli usurai o nel giro della criminalità organizzata, in grado di fornire immediatamente la liquidità necessaria, portando spesso gli imprenditori ad accettare entrando di fatto in pericolosissimi circoli viziosi. Anche alcuni recenti interventi normativi non aiutano in tal senso: si pensi a quanto stabilito dall’articolo 10 del Decreto Crescita, con i privati che possono cedere gli sgravi fiscali alle aziende a cui hanno affidato i lavori di riqualificazione energetica e di riduzione del rischio sismico, con la possibilità quindi di beneficiare di uno sconto importante in fattura in alternativa alle detrazioni Irpef a cui avrebbero avuto diritto (65% e 50%).
“Quello della mancanza di liquidità per le piccole e medie imprese è realmente un problema di enorme impatto sull’intero sistema economico italiano – afferma l’Amministratore Unico del Caf Italia, la Dottoressa Maria Emilda Sergio – oltre che sulla realtà dei soggetti direttamente coinvolti. Come se non bastassero le difficoltà legate a una crisi economica che pare essere senza fine, la competizione non certo ad armi pari con i grandi colossi che possono permettersi di proporre prezzi più bassi e la forte pressione fiscale a cui sono soggette, le pmi vivono anche il dramma della mancanza di liquidità per fronteggiare spese indifferibili. La questione è davvero seria – conclude la Dottoressa Maria Emilda Sergio – e per i contribuenti diventa sempre più difficile mostrare fiducia nello Stato e nelle istituzioni davanti a problemi così urgenti davanti ai quali non si riescono a fornire risposte convincenti”.