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10/09/2019 - SCATOLE CINESI, PUGNO DI FERRO DELLA CASSAZIONE

In ambito finanziario esistono numerose situazioni limite sfruttate da diversi soggetti al fine di trarre vantaggi non sempre leciti; particolarmente diffuso è lo strumento denominato “scatole cinesi”, un vero e proprio artificio matematico che può garantire il controllo di diverse società attraverso l’investimento di parti del capitale originariamente posseduto. Senza addentrarci sul funzionamento di tale escamotage, che non sarebbe in linea con l’obiettivo di questa comunicazione, è molto interessante notare come i giudici italiani abbiano scelto di recente di adottare il pugno di ferro nei confronti di chi adotta tale sistema. In particolare, la Cassazione ha chiarito il proprio punto di vista in merito mediante la sentenza n. 37326 dello scorso 6 settembre, con la quale ha provveduto a respingere il ricorso avanzato da un manager. In sostanza, secondo i supremi giudici, esiste il rischio concreto di una condanna per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e bancarotta per quegli imprenditori che procedono alla scissione o comunque alla cessione per sfuggire ai creditori o al Fisco; e viene altresì precisato che risulta essere assolutamente irrilevante il fatto che il debito col Fisco sia stato già rateizzato e che sia onorato dalle cessionarie. A fornire i chiarimenti tecnici è stata la quinta sezione penale.