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12/09/2019 - OCSE: INSUFFICIENTI LE RIFORME FISCALI DEI VARI PAESI
Da anni viene ripetuto come un mantra il fatto che le riforme fiscali rappresentano una delle urgenze maggiori per diversi Paesi, compreso il nostro. Tuttavia arrivano notizie non molto incoraggianti in tal senso: secondo quanto riportato da un nuovo studio targato Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), chiamato “Tax Policy Reforms”, infatti, le riforme fiscali nelle più importanti economie mondiali sono in una fase di stallo, non in linea con la necessità di una maggiore intraprendenza in materia fiscale per affrontare le nuove sfide. Lo studio Ocse valuta con cadenza annuale il modo in cui i governi mondiali intraprendono azioni in ambito fiscale e nel 2019 sono in pochi i Paesi che possono ricevere una segnalazione in qualche modo positiva. I Paesi Bassi meritano un plauso per aver realizzato la più consistente riforma fiscale e novità rilevanti arrivano anche da Lituania e Australia; a sorpresa, pure l’Italia si è distinta per l’introduzione dell’imposta sul reddito delle società ridotta sugli utili reinvestiti. Dal centro Ocse per la politica fiscale e l’amministrazione si pone l’accento sulla preoccupazione per l’azione dei governi, reputata insufficiente, dichiarando che “In un momento in cui i paesi si trovano ad affrontare molte sfide significative, come l'indebolimento della crescita economica, l'invecchiamento della popolazione, la disparità di reddito e ricchezza, la natura mutevole del lavoro e dei cambiamenti climatici, la volontà di migliorare per stimolare la crescita e le riforme fiscali strutturali sembrano calare. Di fronte a queste sfide, è chiaro che è necessaria un'azione più audace”.