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16/09/2019 - LEGITTIMA LA CONDANNA FIGLIA DI INDAGINI BASATE SULLO SPESOMETRO

Di recente, un imprenditore di Ancona era stato condannato alla reclusione per 9 mesi a causa di ricavi in nero; l’uomo ha presentato poi ricorso contro la sentenza sopra citata emessa dal Tribunale di Pesaro, ma anche la Corte di Appello di Ancona gli aveva dato torto, confermando il verdetto precedente. La vicenda acquisisce particolare rilevanza perché la condanna è stata confermata in sede di legittimità: La Cassazione infatti, mediante la sentenza n. 38016 datata 13 settembre 2019, ha respinto il ricorso posto in essere dall’imprenditore, in quanto è possibile fondare la condanna per evasione fiscale sulle indagini portate avanti dalla Guardia di finanza sulla contabilità e sullo spesometro, le medesime indagini su cui si è basato l’accertamento induttivo. I giudici hanno infatti chiarito come“le presunzioni legali previste dalle norme tributarie, pur non potendo costituire di per sé fonte di prova della commissione del reato, assumono tuttavia il valore di dato di fatto, che devono essere valutati liberamente dal giudice penale unitamente a elementi di riscontro che diano certezza dell'esistenza della condotta criminosa, come è appunto avvenuto nell'odierna vicenda processuale, non avendo l'accertamento induttivo costituito l'unico presupposto ai fini della ritenuta sussistenza del reato”. Altro fattore importante è che i giudici hanno comunque provveduto al confronto con le deduzioni della difesa evidenziando ulteriormente come sia inverosimile una ricostruzione alternativa rispetto a quella operata dalla P.G.