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20/01/2020 - RIMPATRIO DI GROSSE SOMME DALL’ESTERO, SPETTRO RICICLAGGIO
La movimentazione di grosse somme finisce sempre per attirare, in maniera inevitabile, l’attenzione del Fisco, specialmente in una fase storica dove si è notevolmente accentuata la lotta ai fenomeni di evasione ed elusione fiscale, soprattutto attraverso la sempre più stretta cooperazione fra i vari attori impegnati in questa complicata missione. Di recente, ad esempio, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una contribuente che è stata condannata per riciclaggio: la donna aveva sfruttato lo scudo fiscale per rimpatriare qualcosa come 7 milioni di euro dall’estero, pur dichiarando pochissimo. Il denaro in questione si presume derivi dall’attività distrattiva del marito imprenditore, attività poste in essere dall’uomo nel contesto di una società della quale la moglie stessa era divenuta, tra l’altro, socia. I giudici supremi hanno evidenziato come per parte sua la ricorrente non disponeva nel corso degli anni di redditi propri, tali da giustificare gli assai consistenti investimenti, e che le somme rientrate attraverso il cosiddetto scudo fiscale erano incompatibili cori la sua situazione reddituale, fermo restando l'utilizzo di meccanismi, quali il ricorso a società fiduciarie e l'acquisto di prodotti finanziari, di per sé idonei a occultare o rendere difficoltoso l'accertamento dell'effettiva provenienza dei fondi. Per quel che concerne il dolo, gli Ermellini hanno spiegato che si configura quello eventuale.