17/09/2020 - FIGLI IN QUARANTENA: LA POSIZIONE DEI LAVORATORI
Uno dei principali dilemmi che riguarda le famiglie in questo particolare periodo, in cui si registra il graduale ritorno alla normalità anche attraverso la riapertura delle scuole e la ripresa delle attività didattiche e formative, è la maniera in cui verrà organizzata e gestita l'ordinarietà del rientro dei propri figli nelle aule; ma al di là delle problematiche di cui si sta discutendo a lungo da diverse settimane in merito alla sistemazione delle classi, alla necessità di garantire il rispetto delle distanze di sicurezza in linea con quelle che sono le indicazioni relative alle misure di contenimento del Covid senza perdere però di vista l'importanza di garantire agli studenti un percorso formativo completo e strutturato, ci si interroga pure sulle modalità di gestione di situazioni particolari, prima fra tutte l'insorgere dell'eventuale obbligo di quarantena per lo studente e la conseguente necessità per le famiglie di far fronte a tale ipotesi fornendo la necessaria assistenza ai propri congiunti. A tal proposito arrivano indicazioni preziose dal Decreto Legge n. 111 datato 8 settembre 2020: il provvedimento infatti, che reca come titolo "Disposizioni urgenti per far fronte a indifferibili esigenze finanziarie e di sostegno per l'avvio dell'anno scolastico, connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19", indica per l'appunto alcune misure indirizzate però in maniera specifica ai lavoratori aventi un contratto da lavoro subordinato: tali soluzioni si sostanziano nella possibilità di svolgere il proprio lavoro in modalità smartworking per uno dei genitori per la durata del periodo di quarantena del figlio convivente che abbia un'età inferiore ai14 anni o, qualora il lavoro non possa esser svolto in modalità di lavoro agile, nella possibilità per uno dei genitori di usufruire di un congedo con indennizzo INPS pari al 50% della retribuzione. Evidenziamo come nei giorni in cui uno dei genitori beneficia di una delle misure descritte, le stesse sono precluse all'altro genitore. Si calcola che la proroga di tali misure comporterà una spesa di circa 50 milioni di euro.