In attesa che si possa tornare alla normalità nella vita di tutti i giorni e che, di conseguenza, il mondo del lavoro e più in generale il nostro sistema economico possano ripartire con rinnovato vigore, in ambito fiscale sono già da diversi mesi allo studio possibili importantissime novità, oltre naturalmente alle valutazioni riguardo la riforma fiscale destinata ad apportare cambiamenti di vasta portata all'intero impianto del Fisco nostrano. Spostando l'attenzione su un argomento in particolare di cui si è molto discusso nei giorni scorsi, evidenziamo come le novità prima accennate, con ogni probabilità, riguarderanno anche l'universo (troppo) variegato e particolarmente complesso dei lavoratori con Partita Iva: nello specifico, al centro dell'attenzione ci sono gli appartenenti al regime forfettario. In un recente report realizzato da un soggetto estremamente autorevole, ossia il Ministero dell'economia e delle finanze, è emerso come nell'anno preso in considerazione come ultimo riferimento, vale a dire il 2018, c'è un amanco all'Irpef pari a 7 miliardi di euro di base imponibile; come è evidente, si tratta di una smma enorme che obbliga a prendere dei provvedimenti in merito. Il documento in questione sottolinea come la causa di tale grande perdita sia da ricercare nei meccanismi che regolano il regime forfettario insieme a tutti gli altri sistemi di tassazione sostitutiva, che hanno la colpa di erodere la base imponibile Irpef, privando il meccanismo dell'imposizione progressiva di somme cospicue. In conseguenza di tali situazioni si sta andando sempre più nella direzione di un cambiamento che può apparire radicale e che, con ogni probabilità, susciterà polemoche e proteste, ossia il passaggio dall'attuale aliquota prevista per il regime forfettario del 15% a quella in linea col primo scaglione Irpef, vale a dire il 23%. I prossimi mesi saranno decisivi per avere maggiore chiarezza sull'argomento e per capire in che modo ed entro quali termini prenderà corpo la riforma del Fisco.