La lotta all'evasione fiscale e ad altri fenomeni di tale genere continua senza sosta e assume un significato ancora più profondo in una fase caratterizzata da difficoltà economiche diffuse e riguardanti praticamente tutti i settori economici e, di conseguenza, milioni di contribuenti. Da una parte, infatti, a fronte di tante persone costrette a stringere i denti per mesi e con prospettive future poco rosee per via di una crisi lavorativa di difficile soluzione è sempre meno tollerabile il fatto che altri possano evadere il Fisco per trarre profitti a danno della collettività; dall'altra non bisogna sottovalutare il fatto che i conti pubblici, già in affanno da prima dell'avvento del Coronavirus, sono stati messi parecchio sotto pressione dalla necessità di andare incontro ai cittadini mediante la concessione di bonus, sostegni e accrediti una tantum. Per mettere in atto una strategia il più efficace possibile i controlli di natura fiscale allargano il proprio raggio d'azione e si concentrano nuovamente anche su chi, a prima vista, segue le norme esistenti emettendo fattura ma che, con uno sguardo un po' più approfondito, risulatno essere poco in linea con aspettative realistiche: ci riferiamo in particolare a fatture che risultano essere troppo generiche o eccessivamente basse. A tal proposito è particolarmente interessante l'ordinanza n. 13085 datata 14 maggio 202 della Corte di Cassazione, con la quale si afferma che l'emissione di fatture generiche e con importo troppo basso comporta l'accertamento nei confronti del professionista: al riguardo, l'ufficio delle Entrate terrà conto di una possibile irragionevolezza dei ricavi in rappoto ai costi e delle medie del settore di riferimento in cui agisce il professionista. Quindi l'aver provveduto a espletare in maniera corretta le formalità contabili non mette al riparo dai controlli del Fisco: è fondamentale anche che la contabilità risulti attendibile.