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03/09/2021 - OCCUPAZIONE, ANCORA NON RAGGIUNTO IL LIVELLO PRE-PANDEMIA

"Lo shock provocato dalla pandemia e dalle relative misure straordinarie messe in atto per contenere i contagi - è quanto afferma l'amministratore Unico del Caf Italia, la Dottoressa Maria Emilda Sergio - sui sistemi economici, sulla produzione e sul mondo del lavoro, ha toccato livelli inimmaginabili e raggiunto proporzioni impensabili nei momenti di picco dei contagi stessi, lasciando strascichi che purtroppo hanno avuto conseguenze molto pesanti. Sicuramente il graduale ritorno alla normalità può dare grande fiducia e nuove speranze, con i Governi pronti a sostenere in una maniera senza precedenti aziende e lavoratori, ma non bisogna commettere l'errore di pensare che adesso, in automatico, tutto tornerà rapidamente come prima. Occorre infatti mettere in atto strategie e piani di rilancio di grande spessore e lungimiranza per sostenere il lavoro - aggiunge l'Amministratore Unico del Caf Italia - per consentire al mondo del lavoro di scongiurare una vera e propria paralisi e di trainare la nostra economia fuori da un periodo complicato e che sarebbe fortemente sbagliato credere di aver già lasciato alle spalle". 

Le statistiche e i dati raccontano sempre una realtà oggettiva di cui occorre tener conto, perchè consentono di misurare determinate situazioni a partire dai numeri che descrivono in maniera netta e cruda la tendenza in atto: ovviamente poi occorre avere la lucidità di interpetare cifre e percentuali, contestualizzandole e inserendole in un quadro generale ampio che tenga conto di tutti i fattori ad esse legate. Tale discorso vale ancor di più se rapportato alla realtà che stiamo vivendo orami da quasi due anni, poichè la pandemia da Coronavirus ha sconvolto le nostre abitudini e ci ha proiettato in una realtà a cui non eravamo abituati e che ha investito ogni nostra azione quotidiana. A tutto ciò non fa eccezione, ovviamente, il mondo del lavoro con i relativi dati riferiti a occupazione, crescita, esportazioni, produzione e tutto quello che riguarda, per l'appunto, tale complesso universo. Ad esempio, la crescità costante fatta registrare nel corso del 2021 per quel che concerne i numeri dell'occupazione è chiaramente da considerare nel particolare contesto in cui tali numeri sono maturati: rispetto a un 2020 per tanti versi catastrofico da questo punto di vista, è ovvio che le percentuali del 2021, anno che segna una lenta ma continua ripresa del lavoro, siano costantemente positive. Un raffronto più interessante è indubbiamente quello che si può iniziare a fare tra i dati attuali e quelli relativi al periodo che ha preceduto la pandemia.

Il mese di luglio del 2021 è abbastanza emblematico nel raccontare la situazione: i dati parlano infatti di un piccolo calo del numero di occupati e di un tasso di occupazione stabile, anche se il saldo complessivo dell'anno in corso resta positivo grazie alla forte crescita fatta registrare nei primi 5 mesi. Senza creare allarmismi per quanto accaduto e considerando come sia fisiologico che in determinati periodi possa registrarsi una battuta d'arresto, occorre innanzitutto prendere consapevolezza del fato che la crescita occupazionale non può essere data per scontata, specialmente in un Paese come il nostro, alle prese da oltre un decennio con una situazione globale legata al lavoro confusa e mai davvero in ripresa dopo la grave recessione economica che ha colpito le economie occidentali. La fase post-pandemia sarà molto complessa da gestire, serviranno interventi mirati e coraggiosi e tutto il sistema economico dovrà essere oggetto di un rinnovamento profondo, a partire dalla riforma del sistema fiscale e passando per investimenti importanti da compiere in settori quali l'innovazione tecnologica, la formazione e il rispetto per l'ambiente. D'altra parte, ritornando al rapporto fra la situazione attuale e quella del febbraio 2020, ossia dell'ultimo step prima che la pandemia si imponesse con tutta la sua forza dirompente, oggi i dati parlano di un quadro complessivamente peggiore, con circa 260mila occupati in meno rispetto ad allora.

"Sarebbe un imperdonabile peccato di ingenuità credere che l'occupazione sia destinata a crescere a prescindere per molti mesi - è il commento della Dottoressa Maria Emilda Sergio, Aministratore Unico del Caf Italia - e che non si debba intervenire in maniera importante sulla realtà italiana del mondo del lavoro. I problemi esistenti prima della pandemia permangono ancora oggi, il dislivello fra le diverse aree del Paese è purtroppo una costante e determinate categorie, come le donne e i giovani, continuano a faticare parecchio nel cercare di emergere. La cosiddetta fuga dei cervelli è ancora una triste realtà che contraddistingue il nostro presente e la capacità di creare situazioni appetibili per i grandi capitali esteri continua a essere modesta. La questione Covid resta inoltre ancora aperta perchè se è vero che la situazione è decisamente migliorata, grazie anche al successo della campagna vaccinale, la partita non si può ancora considerare chiusa, con tutto ciò che ne consegue, sia a livello sanitario, sia per quel che riguarda il rischio di dover affrontare altre situazioni di emergenza o altre misure straordinarie, cosa assolutamente da scongiurare. Adesso è di vitale importanza - conclude la Dottoressa Maria Emilda Sergio - iniziare a capire quali siano le strategie migliori per incentivare il lavoro e sostenere le imprese, per dare un nuovo, decisivo impulso alla produzione e vincere la scommessa più importante che il Paese ha fatto, ossia ripartire dopo la pandemia".