19/11/2021 - LAVORO IN RIPRESA, MA IN MOLTI CASI SOLO PART TIME
"La ripresa del Paese può davvero avere luogo solo se il sistema economico saprà ripartire con decisione e vigore - afferma la Dottoressa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia - ponendo al contempo le basi per una crescita duratura e strutturale, capace di fare leva sugli investimenti resi possibili dal forte intervento statale ed europeo: per far sì che i segnali positivi possano poi tramutarsi concretamente in risultati a lungo termine serve senz'altro dare continuità alla crescita anche quando il ritorno alla normalità vorrà dire fare a meno del sostegno pubblico. A tal proposito è sempre più evidente la necessità di rinnovare profondamente diversi settori, soprattutto attraverso la realizzazione di riforme strutturali profonde e coraggiose in molti ambiti di rilievo, a cominciare dalla Publica Amministrazione e arrivando a quella tanto attesa del sistema fiscale. In sostanza, è bene prendere consapevolezza che se i dati parlano di un momento particolarmente positivo e di prospettive incoraggianti, la strada è sicuramente lunga e non mancheranno ostacoli - aggiunge ancora l'Amministratore Unico del Caf Italia - per cui non bisogna rischiare di abbassare la guardia facendosi prendere da facili entusiami".
Per entrare davvero in una nuova fase, dove la crescita economica possa realmente assestarsi e resistere a eventi congiunturali sfavorevoli, senza trasformarsi di nuovo in una crisi che sarebbe davvero molto pericolosa per la salute delle casse pubbliche e per il Paese, occorre prima di ogni altra cosa far sì che il mondo del lavoro entri in una dimensione di solidità a cui, francamente, non siamo abituati ormai da molto tempo. Vero è che le statistiche e le proiezioni per il futuro a breve termine sono indubbiamente improntate alla positività, migliorando anzi di settimana in settimana e lasciando presagire che i prossimi mesi possano davvero essere quelli della rinascita; allo stesso tempo però non mancano segnali contrastanti che invitano comunque a restare con i piedi per terra, sottolineando ulteriormente, semmai ce ne fosse ancora bisogno, come senza una programmazione oculata e attenta e senza una strategia efficace e lucida, la ripresa economica e la crescita rischiano di restare solamente delle speranze non realizzate e, peggio ancora, delle nuove occasioni sprecate. Alla luce di tutto questo è sicuramente necessario andare ad analizzare con grande realismo la situazione attuale e capire cosa raccontano i numeri, cosa indicano in profondità; in tal senso, le valutazioni sullo stato di salute del mondo del lavoro in Italia non possono cedere all'ottimismo senza approfondire i contenuti a 360 gradi.
In questi ultimi mesi si parla sempre di un mondo del lavoro che sembra in forte e rapida ripresa, specialmente dopo le drammatiche difficoltà del 2020: il tessuto produttivo sembra finalmente poter ripartire e il mondo dell'imprenditoria ha senza dubbio ritrovato gran parte dello smalto perduto. Il clima di fiducia ha ricadute molto positive su tutto l'insieme e il sostegno economico in arrivo dall'Unione Europea, unitamente agli interventi ad hoc dello Stato, hanno fatto sì che le imrpese potessero contare su risorse insperate e quanto mai di vitale importanza. Detto ciò, sarebbe un errore gravissimo credere che ogni problema sia definitivamente risolto e che un quindicennio di crisi economica e occupazionale sia stato messo alle spalle in pochi mesi. Difatti, mettendo da parte i toni trionfalistici sull'aumento consistente (peraltro reale) delle percentuali di occupazione, soffermandosi su tali numeri emergono altre indicazioni di cui occorre tener conto: balza subito all'occhio, ad esempio, il fatto che nei primi sei mesi del 2021 i nuovi contratti attivati sono stati più di 3 milioni e 300mila. Si presta però ad un'analisi più approfondita (e doverosa) il fatto che oltre un terzo del totale, ossia quasi il 36%, riguardi assunzioni a tempo parziale; va altresì precisato che, sebbene la soluzione part time rappresenti in molti casi la soluzione preferita dai lavoratori, per quel che concerne le assunzioni dell'anno in corso quasi sempre si tratta di una soluzione imposta e non richiesta dai neo assunti. Inoltre, per evidenziare una certa continuità con il passato in relazione a specifiche difficoltà aggiuntive, il lavoro a tempo parziale e per di più con contratti più "deboli", come ad esempio quelli a tempo determinato, continua a essere prerogativa soprattutto di donne, regioni del Sud e giovani con meno di 30 anni.
"La ripresa economica, per realizzarsi, dovrà per froza di cose aggirare determinate dinamiche purtroppo molto frequenti nel passato recente del nostro Paese - sostiene l'Amministratore Unico del Caf Italia, la Dottoressa Maria Emilda Sergio - e puntare sulla concretezza e non sull'apparenza, sull'impegno e non sul clientelismo, sul rispetto delle regole e non sull'abitudine a eluderle. Serve un vero passo in avanti in termini di assunzioni di responsabilità e di cambiamento di mentalità nell'approccio a una realtà che chiede davvero sforzi fuori dal comune. Pensare che tutto sia ormai risolto sarebbe un'utopia parecchio insidiosa che rischia di far dimenticare le grandi difficoltà affrontate e renderebbe vani tutti i tentativi compiuti fino a oggi; bisogna sempre tenere conto del debito pubblico con cui ancora dobbiamo fare i conti e che renderebbe di fatto altamente improbabile poter contare nuovamente sul sostegno pubblico avuto nell'ultimo anno e mezzo. Questo è il momento di compiere scelte coraggiose e fatte nell'interesse collettivo - conclude l'Amministratore Unico del Caf Italia - per avviare concretamente una nuova fase che, se da una parte impone cambiamenti sostanziali, dall'altra rappresenta una grande opportunità di crescita non solo economica".