10/05/2022 - ARTIGIANATO, AUMENTO DI OCCUPATI NELLE PMI
Una delle particolarità del sistema produttivo italiano è quella di avere come spina dorsale il contributo delle piccole e medie imprese, straordinariamente attive in ogni settore: tuttavia, c'è da registrare un cambiamento di prospettiva da oltre dieci anni, poiché la grave recessione economica che ha colpito il mondo occidentale ha messo a dura prova la tenuta delle Pmi nostrane e gli ultimi due anni, caratterizzati dalla pandemia da Covid-19, hanno inciso in maniera ancor più marcata su questo particolare universo lavorativo. Adesso però, grazie anche al sostegno statale ed europeo e alle risorse in arrivo col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le prospettive per il futuro, compreso quello a breve termine, sembrano decisamente positive e l'auspicio è che si possano cogliere le occasioni che il mercato sembra poter offrire in questo momento per avviare un processo di crescita di cui il Paese ha assoluto bisogno. I dati del presente, nel frattempo, raccontano di un quadro generale che lascia spazio all'ottimismo, quantomeno in determinati settori: ad esempio, il settore dell'artigianato fa registrare a marzo 20220 un aumento del numero di occupati per le piccole e medie imprese decisamente positivo, visto che si parla di uno 0,4% rispetto al mese di febbraio 2022 e del 2,9% su base annua. C'è ovviamente la necessità di non abbassare la guardia e di continuare a cercare e proporre soluzioni in grado di facilitare progressi sul lungo periodo, considerando ad esempio che già il quadro macroeconomico internazionale, per via dei tristemente noti eventi legati al conflitto in Ucraina, sicuramente inciderà sui livelli di occupazione in termini negativi già dal secondo trimestre dell'anno; tuttavia esistono diversi strumenti per far sì che i dati positivi non si disperdano, come ad esempio le misure adottate attraverso le riforme in atto e quelle che avranno luogo nei prossimi mesi, oltre che per favorire non solo ulteriori aumenti dei livelli di occupazione, ma anche la sottoscrizione di contratti di lavoro a tempo indeterminato, peraltro già in forte aumento ma il cui numero è tuttora inferiore rispetto alle assunzioni a tempo determinato.