Le realtà sociali ed economiche più solide e con maggiori risorse a disposizione, compreso il livello mediamente più alto di istruzione, dispongono naturalmente di più strumenti per fronteggiare i richiami dei fenomeni illegali. Oltre alla costante lotta all'evasione e all'elusione fiscale, con i vari governi nazionali e gli organismi sovranazionali sempre più agguerriti in tali impegnative battaglie, oltre alla necessità di stroncare i legami di tali reati fiscali col riciclaggio e col terrorismo internazionale, si pone sempre più attenzione a un altro insidioso nemico della legalità, i cui effetti sono a volte sottostimati e che spesso finisce in secondo piano al cospetto di altre problematiche giudicate più gravi: ci riferiamo alla corruzione. Dalle recenti analisi condotte in merito e relative al grado di incidenza della corruzione nelle varie zone di Italia emerge come purtroppo al Meridione tale fenomeno trovi modo di attecchire con maggiore facilità e frequenza. Sebbene sia impossibile ridurre un problema così complesso a numeri che ne descrivano una condizione oggettiva inoppugnabile,si è provato a individuare un sistema che potesse rappresentare in maniera attendibile la situazione sul territorio italiano: a tal proposito si è scelto di puntare su argomenti rilevanti e utili allo scopo, ossia livello di istruzione, benessere economico, capitale sociale e criminalità su base provinciale. Sulla scorta di tali indicatori e delle informazioni ad essi connesse di è arrivati a stilare una graduatoria che vede in testa la provincia siciliana di Enna, seguitava ruota da Crotone, Palermo, Caltanissetta, Agrigento, Reggio Calabria, Catania, Caserta, Napoli e Siracusa. Al contrario, le province meno soggette alla corruzione risultano essere Milano in primis, poi Bologna, Modena, Ancona, Belluno, Trento, Parma, Monza-Brianza, Lecco e Padova. Pur senza essere una classifica inappuntabile, tale ricerca è indubbiamente una fotografia su determinate realtà che meritano un'analisi approfondita.