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03/10/2022 - IL DIRITTO DI DIFESA PREVALE SULLA PRIVACY

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescita poderosa delle misure che hanno come obiettivo quello di tutelare la privacy, passo obbligato anche dalla sempre maggiore pervasività e incidenza dei social nella nostra quotidianità. Regolamenti, norme e interventi di vario genere hanno infatti creato un robusto scudo difensivo contro le speculazioni e i ricatti in tal senso: bisogna però tenere sempre in considerazione che anche tale difesa dei dati personali può, occasionalmente, essere messa in secondo piano per finalità ritenute ancora più importanti dalla legge. A tal proposito il concetto è stato ribadito di recente dalla sentenza che i giudici della sezione lavoro della Cassazione hanno emesso pochi giorni fa, ossia la n. 28398 del 29 settembre 2022, per mezzo della quale si evidenzia proprio il fatto che la tutela della privacy può essere superata da un diritto considerato ancora più importante, ad esempio (come nel caso concreto che ha poi portato alla sopra citata sentenza) quello di difendere il proprio posto di lavoro in azienda. In particolare, quindi, il lavoratore può procedere alla registrazione di determinate conversazioni con i colleghi a tale scopo, anche senza il consenso delle persone coinvolte se, come nel caso in oggetto, il trattamento dei dati serve per ottenere una prova, ad esempio per il lavoratore che ha come obiettivo quello di dimostrare la ritorsione alla base del licenziamento ai suoi danni messo in atto dal datore di lavoro. Va altresì sempre ricordati che il diritto a utilizzare tali dati è sempre e comunque limitato alle necessità di difesa di chi se ne serve e deve pertanto durare solo per il tempo strettamente necessario allo scopo in esame.