17/07/2023 - SALARIO MINIMO 2023, PROPOSTA DI LEGGE E PARERI
Il testo aggiornato della proposta di legge sul salario minimo, ha iniziato lo scorso 11 luglio l'iter dell'esame parlamentare in Commissione alla camera. Riguardante il tema il dibattito è molto ampio con posizioni favorevoli e contrarie abbastanza trasversali tra maggioranza, opposizioni e tra parti sociali quali sindacati e associazioni dei datori di lavoro. Si ricorda che altre proposte di legge erano state presentate negli anni scorsi ma si sono sempre arenate in Parlamento. Osserviamo in sintesi, le principali previsioni della proposta di legge. La proposta definisce per tutti i rapporti di lavoro il diritto ad un trattamento economico di retribuzione definito "proporzionale e sufficiente" che non risulti inferiore al trattamento previsto dai contratti di lavoro collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, valido sia per i lavoratori subordinati, che per i rapporti di lavoro diversi da quello subordinato che presentino simili necessità di tutela.Nel mentre introduce anche una soglia minima salariale inderogabile, pari a 9 euro all’ora. La soglia si applicherebbe solo alle clausole inerenti ai cosiddetti "minimi", lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci retributive. L'approfondimento redatto dai Consulenti del 12 luglio 2023 riprende la recente direttiva dell'Unione Europea, evidenziando il che la stessa non indica un valore minimo di salario applicabile a tutti i lavoratori nè tantomeno obbliga gli Stati membri a definire una legge sul salario minimo legale, ma privilegia il criterio della contrattazione. La Fondazione Studi Consulenti del lavoro riassume i risultati di uno studio in cui ha analizzato vari contratti collettivi, individuati tra i più rappresentativi, precisando che per ciascuno il minimo retributivo previsto per il livello di inquadramento più basso e a questo sono stati sommati i ratei di menslità aggiuntiva, nonchè la quota di trattamento di fine rapporto (TFR). La Fondazione afferma che l'introduzione di un salario minimo: priverebbe la contrattazione collettiva di quel ruolo di interprete e garante delle esigenze dei lavoratori rispetto ai diversi settori di appartenenza, risulterebbe essere troppo semplicistica e limitativa rispetto all’effettiva tutela del trattamento globale, economico e normativo dei lavoratori, che è ben al di sopra della retribuzione minima tabellare; sarebbe comunque limitante in quanto non riguarda anche quella componente di lavoratori, i collaboratori domestici, che oggi più faticano a raggiungere una retribuzione dignitosa, anche alla luce della rilevanza sociale del lavoro che svolgono; determinerebbe un innalzamento del costo del lavoro a carico delle aziende su tutti i livelli retributivi più elevati del minimo; rischierebbe di determinare un effetto negativo in quei settori/realtà aziendali non in grado di assorbire l’incremento retributivo previsto (vedi il caso delle cooperative).