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04/09/2024 - ASSEGNO UNICO UNIVERSALE, POSSIBILE RIFORMA IN ARRIVO

Le possibili modifiche all'assegno unico universale: l'Unione europea richiede l'ampliamento ai cittadini stranieri, il Governo però si oppone per mancanza di fondi. L'assegno unico universale per i figli, introdotto in Italia come misura di sostegno economico per le famiglie nel 2022, è momentaneamente al centro di un dibattito viste le voci su possibili modifiche che potrebbero essere apportate a partire dal 2025. Le discussioni sono nate dalla procedura di infrazione dell'Unione Europea e dalla necessità di apportare correttivi, che preoccupano il Governo in quanto risulterebbero necessarie ulteriori risorse, al momento indisponibili. L'assegno unico universale per i figli a carico, è stato oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, culminata con il deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia  UE a luglio 2024. La Commissione pensa infatti che alcuni requisiti imposti dalla normativa italiana siano discriminatori nei confronti dei lavoratori mobili dell'Unione Europea, in violazione del diritto comunitario. La questione centrale riguarda due specifici requisiti dell'assegno unico: la residenza in Italia da almeno due anni, questo requisito esclude i lavoratori che si sono trasferiti in Italia da meno di due anni dal diritto di beneficiare dell'assegno unico per i figli a carico; e la presenza in Italia dei figli, secondo quanto riportato dalla normativa italiana, i figli per i quali si richiede l'assegno devono risiedere in Italia, escludendo così quei lavoratori i cui figli risiedono in un altro Stato membro dell'UE. La Commissione Europea ha contestato gli appena citati requisiti, ritenendoli incompatibili con diversi principi fondamentali dell'Unione Europea, come dettagliato nella comunicazione ufficiale. Di fronte alla procedura di infrazione e al rischio di una condanna da parte della Corte di Giustizia UE, l'Italia deve ora considerare possibili modifiche alla normativa sull'assegno unico. Le modifiche potrebbero includere: L'abolizione del requisito di residenza, Per allinearsi ai regolamenti europei, l'Italia potrebbe essere costretta a rimuovere il requisito della residenza di due anni per i lavoratori mobili dell'UE, estendendo così il beneficio dell'assegno unico anche a coloro che si sono trasferiti da poco nel Paese, questa soluzione però è stata almeno momentaneamente  rifiutata apertamente; L'inclusione dei figli residenti all'estero, estendendo così il diritto all'assegno unico anche ai lavoratori i cui figli risiedono in un altro Stato membro dell'UE, in conformità con il principio di esportabilità delle prestazioni; La rimodulazione degli importi, ovvero riduzione dell'assegno, per poter così gestire l'aumento della platea di beneficiari, il governo potrebbe valutare una rimodulazione a ribasso degli importi, in modo da garantire la sostenibilità finanziaria della misura, ma tale soluzione produrrebbe certamente un forte contrarietà nell'opinione pubblica. Tra le varie soluzioni al problema dei fondi necessari sono state evidenziate: Una possibile revisione dell'Isee, perchè  attualmente, l'Isee include tra i redditi anche gli importi erogati per l'assegno unico, il che ha portato a un paradosso, le famiglie che hanno beneficiato di importi più elevati si trovano ora con un Isee più alto, risultando escluse da altri benefici sociali come i bonus per gas e luce; si sta discutendo la possibilità di sterilizzare gli importi dell'assegno unico dal calcolo dell'Isee per evitare questo effetto distorsivo. Un utilizzo di Risparmi da Altre Misure, la riforma potrebbe essere finanziata attraverso i risparmi provenienti da altre misure di sostegno al reddito e alla formazione, che hanno avuto una minore domanda a causa dell'aumento dell'occupazione; circa un miliardo di euro potrebbe essere destinato a correggere le distorsioni attuali senza incidere negativamente sui beneficiari. Le richieste dell'Unione Europea mirano a assicurare a tutti i cittadini dell'UE, indipendentemente dalla loro nazionalità o residenza, di poter godere degli stessi diritti sociali e fiscali, in linea con i principi fondamentali della libera circolazione e della parità di trattamento. L'Italia, nel rispondere a queste richieste, dovrà apportare i necessari correttivi alla disciplina dell'assegno unico per evitare una condanna da parte della Corte di Giustizia UE.