12/03/2025 - REDDITO DI LIBERTA' VITTIME DI VIOLENZA
Il reddito di libertà è una misura di ausilio per le donne vittime di violenza istituito dal decreto Rilancio 2020. Tale misura prevede un contributo economico mensile erogato dall'INPS alle donne ospiti di centri di violenza per favorire l'uscita e un nuovo inizio in autonomia all'esterno. Il contributo ha lo scopo infatti di aiutare nelle spese di affitto, oltre che nelle spese necessarie per la vita quotidiana e per la scuola dei figli eventualmente presenti. Con il DPCM del Dipartimento per la famiglia e le pari opportunità pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 marzo 2025, vengono stanziati e ripartiti nuovi fondi alle Regioni portando l'importo del contributo mensile a 500 euro. E' stanziata una dotazione di 10 milioni di euro annui per il triennio 2024-2026, si prevede la possibilità di ripresentare la domanda se in precedenza era stata respinta per mancanza di fondi. Le risorse del fondo saranno ripartite tra le regioni in base ai dati raccolti sulla popolazione femminile residente tra i 18 e i 67 anni, con la possibilità di ulteriori incrementi da parte delle regioni stesse o della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il reddito di libertà come già anticipato è un contributo economico per le donne vittime di violenza, sole o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali. L'importo è di 500 euro pro capite su base mensile per un massimo di 12 mensilità e ha l'obiettivo di garantire una maggiore autonomia nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza anche di fuori dei centri di protezione. Il Reddito di libertà è indirizzato in particolare al riacquisto di una autonomia personale ( spese di affitto per un alloggio autonomo, per l'uscita dal Centro antiviolenza ) e alle spese per il percorso scolastico e formativo dei/delle figli/figlie minori. Bisogna evidenziare che: il bonus è cumulabile con altri strumenti di sostegno come l'assegno di inclusione , NASPI e altre misure di sostegno economico dei Comuni e delle Regioni; l'Inps può procedere eventualmente alla revoca del contributo erogato, qualora dovessero intervenire motivi ostativi al mantenimento. Il DPCM 2024 specifica la richiesta puo essere effettuata una sola volta da ogni donna interessata. Sono destinatarie del reddito di liberta le donne vittime di violenza e accolte nei centri riconosciuti dalle Regioni, che riusltano residenti in Italia con cittadinanza italiana, comunitaria o extracomunitaria con permesso di soggiorno o lo status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria. Il dpcm 2024, ancora, precisa che Il reddito di libertà è riconosciuto, su istanza di parte, e per il tramite del comune di riferimento, alle donne vittime di violenza che si trovino in condizioni di povertà, con o senza figli, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali, al fine di sostenerle nel percorso di fuoriuscita dalla violenza, favorendone l'emancipazione economica. La condizione di povertà, legata ad uno stato di bisogno straordinario o urgente, è dichiarata dal servizio sociale professionale. Le domande ripresentate saranno liquidate dall'INPS secondo l'ordine cronologico della presentazione dell'istanza originaria nei limiti delle risorse disponibili. Le domande presentate all'INPS e non accolte per incapienza dei fondi alla data di entrata in vigore del decreto e non ripresentate ai sensi del comma 1 decadono in via definitiva. Resta ferma la possibilità per l'interessata di presentare un'autonoma nuova domanda. Ricordiamo che il decreto precisa che decorso il termine di quarantacinque giorni sarà possibile la presentazione della domanda da parte di tutti coloro che siano in possesso dei requisiti. Per le modalità operative si attendono le istruzioni dall'Istituto.