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28/03/2025 - ESCLUSIONE SOCIALE E POVERTA' SONO ANCORA RISCHI CONCRETI

"Il drammatico periodo contraddistinto dal Covid, in Italia come nel resto del mondo, ha monopolizzato l'attenzione generale ovviamente sul grave e imprevedibile allarme mondiale legato ala pandemia e sulle soluzioni più idonee per superare questo enorme problema - dice la Dottoressa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia - facendo di conseguenza passare in secondo piano problematiche di lungo corso. La straordinarietà degli eventi nel biennio in questione ha avuto in un certo senso un'appendice con tutte le misure adottate dai Governi e da organismi sovranazionali, come l'Unione Europea, per far ripartire i sistemi economici e il mondo del lavoro dopo le gravi conseguenze legate alla pandemia: ne è un esempio l'insieme di interventi del PNRR ad esempio. Via via che però la situazione è tornata per fortuna alla normalità, numerosi problemi si sono ripresentati - aggiunge la Dottoressa Maria Emilda Sergio - nonostante le misure di carattere straordinario adottate e le grandi risorse economiche adottate".

Una persona su cinque nel nostro Paese è esposta concretamente al rischio di esclusione sociale o di povertà e il prpoblema è che la tendenza in atto fa sì che questo rischio possa riguardare presto una persona su quattro: la percentuale, infatti, è il 23%. A dirlo è l'ISTAT, con i dati presnetati di recente che si riferiscono al 2024. Non deve trarre in inganno il fatto che i redditi nominalmente siano in aumento, poichè la crescità nominale del 4,2% è del tutto neutralizzata dall'inflazione, tanto che il reddito reale segna addirittura una flessione media dell'1,6%. In questo contesto che rimane dunque preoccupante, emerge anche un'altra tendenza particolare, ossia l'allargarsi del divario, già peraltro significativo, tra i cittadini ricchi e quelli poveri, con il reddito dei primi pari a 5 volte e mezzo quello dei secondi rispetto alla differenza di 5,3 dell'anno precedente. Insomma, esistono numerose criticità a meritevoli di attenzione e in merito alle quali occorrerà sicuramente riflettere e cercare soluzioni efficaci per invertire le tendenze in atto. 

Andando più nel dettaglio, il rischio a cui si fa riferimento si concretiza in tre diverse tipologie, ossia rischio di povertà, condizione di bassa intensità lavorativa oppure di grave deprivazione materiale. A crescere in maniera leggermente più rilevante è soprattutto la percentuale di famiglie con bassa intensità lavorativa. Tra i lavoratori a nasso reddito, ancora una volta, la percentuale delle donne è significativamente suiperiore a quella degli uomini, attestandosi al 26,6% contro il 18,8%; svantaggiati anche gli under 35, con il 29,5% contro ad esempio il 17,7% per la categoria fra i 55 e i 64 anni, così come gli stranieri rispetto agli italiani, con il 35,2% riapetto al 19,3%. Un altro aspetto che fa rilfettere, legato per l'appunto alla bassa intensità lavorativa ma non solo, è che non sono esenti dal rischio povertà tutti gli occupati: in altri termini, anche chi lavora può vivere una situazione di grande difficiltà economica e sociale. Questo a causa di salari non sempre adeguati, del mancato rispetto dei diritti per i lavoratori o di contratti precari.

"Le statistiche indicano in maniera chiara il persistere di situazioni di rischio concrete e da non sottovalutare. Si tratta di una potenziale emergenza sociale da trattare con tutta la serietà e l'attenzione del caso - dice l'Amministratore Unico del Caf Italia, la Dottoressa Maria Emilda Sergio - perché si tratta di dati non isolati né tantomeno in miglioramento, anzi. Indubbiamente l'arrivo dei fondi dal PNRR hanno dato modo di intervenire in tanti settori con grande efficacia, ma resta ancora molto da fare. Centrare gli obiettivi concordati con l'Unione Europea sarà di fondamentale importanza - conclude la Dottoressa Maria Emilda Sergio - non solo per rispettare gli accordi presi, ma anche per dare una svolta alla situazione del nostro Paese".