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09/06/2017 - PRESSIONE FISCALE: 5 MESI DI LAVORO ALL’ANNO SE NE VANNO IN TASSE

“Contribuire al benessere e alla crescita del Paese in cui si vive –sostiene l’Amministratore Unico del Caf Italia, la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- è sicuramente nobile e doveroso, un diritto e un onore per i cittadini che, con sacrificio, dedizione e impegno danno il loro apporto alla comunità. Sapere di lavorare, e quindi di passare buona parte della propria giornata, per provvedere al proprio sostentamento e a quello dello Stato, è sicuramente gratificante e inorgoglisce i lavoratori. È pensiero diffuso però –aggiunge la Dott.ssa Sergio – che occorrerebbe oggi una maggiore attenzione sul tema, diventato alquanto spinoso. La pressione fiscale che caratterizza il nostro Paese ha raggiunto da anni livelli altissimi, da più parti definiti insostenibili, e ciò sta generando la pericolosa tendenza a considerare quasi “normale” fenomeni di assoluta gravità come l’elusione e l’evasione fiscale”.

Oggi, 9 giugno, i contribuenti italiani hanno completato la prima settimana di lavoro i cui ricavi sono destinati alle loro tasche. Fino al 3 giugno, infatti, i contribuenti sono stati tali al 100% (l’ironia a volte è l’arma più efficace per comunicare concetti spiacevoli) poiché hanno passato ogni singola giornata lavorativa dall’1 gennaio in avanti esclusivamente per far fronte agli obblighi fiscali. I dati raccolti mediante Istat, Banca d’Italia, Ministero dell’Economia e delle Finanze, hanno dato vita a uno studio che racconta una realtà ai confini del grottesco e che, purtroppo, è diventata da diversi anni una costante impietosa: nel 2017, per 5 mesi (più qualche giorno) gli italiani hanno lavorato per il fisco, guadagnando per se stessi solamente per il resto dell’anno. Questi dati sono l’emblema di una pressione fiscale veramente soffocante, soprattutto in periodi di crisi e di difficoltà occupazionali come il contesto italiano degli ultimi anni.

“Il concetto di equità –dice l’Amministratore Unico del Caf Italia- è sicuramente quello che può fare la differenza, ed è difficile che i lavoratori possano associarlo alla realtà economica, fiscale e occupazionale del nostro Paese in un quadro generale di enorme difficoltà come quello odierno. Il rapporto fra gli italiani e il fisco, e più in generale tra i cittadini e lo Stato con le sue istituzioni –conclude la Dott.ssa Sergio- passa inevitabilmente anche dal senso di giustizia sociale che i cittadini stessi percepiscono quotidianamente, giorno dopo giorno. È davvero importante intervenire per far sì che i lavoratori non sentano più come un peso insopportabile la pressione fiscale, ma che possano sentirsi orgogliosi di contribuire in maniera giusta al benessere di tutti mediante il proprio lavoro”.

Rispetto al 2016, anche se impercettibilmente, il carico fiscale è diminuito. Si tratta di un calo lievissimo che poco incide in positivo sulla quotidianità con cui milioni di persone si trovano a fare i conti quotidianamente. L’augurio è che possa essere il primo, piccolissimo passo di un cammino a cui bisogna trovare il modo di dare continuità e crescita.