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20/07/2017 - NUOVA FASE PER IL 5 PER MILLE

Per quanto possa suonare come un’affermazione strana, se non addirittura bizzarra, esiste un istituto fiscale a cui gli italiani guardano, se non proprio con favore, sicuramente con meno antipatia di tutti gli altri, almeno stando alle statistiche e alle ricerche condotte da enti autorevoli in materia. Secondo quanto comunicato dall’Agenzia delle Entrate, infatti, il 5 per mille rappresenta quantomeno una spesa meglio accettata dai nostri connazionali, perché destinata a finalità di una qualche utilità sociale, vale a dire per interventi destinati alla solidarietà e all’aiuto concreto a beneficio di particolar categorie o situazioni. La misura in questione è stata introdotta nel 2006, inizialmente in via sperimentale, venendo costantemente confermata, anno dopo anno: sottoposta a graduali modifiche, il 5 per mille consente ai contribuenti di destinare tale quota dell’Irpef a organizzazioni caratterizzate dall’assenza di fini di lucro, riconducibili appunto a categorie specifiche oppure ad attività sociali promosse dai Comuni. Grazie a questo meccanismo, sono stati erogati in media 386 milioni di euro a enti non profit nei nove periodi di imposta interessati dalla misura, per un totale che ammonta a circa 3,5 miliardi di euro.

“Nella difficile situazione economica vissuta dalla stragrande maggioranza dei cittadini –è il pensiero della Dott.ssa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia- che, in tanti casi purtroppo sono alle prese con il dramma della disoccupazione, l’idea di essere sottoposti alla pressione fiscale attualmente vigente nel nostro Paese non può essere vista, ovviamente, di buon occhio. È vero però –dice ancora la Dott.ssa Sergio- che la possibilità di destinare parte delle proprie spese per contribuire a migliorare le condizioni di chi vive in situazioni di difficoltà estrema, per mezzo di misure come il 5 per mille, consente ai cittadini di accettare con più facilità tali esborsi e di sentirsi realmente utili alla società”.

Il carattere di transitorietà che ha sempre contraddistinto la natura del 5 per mille è stata superata da pochi giorni, completando un percorso cominciato fattivamente lo scorso anno. La Legge n. 106 del 6 giugno 2016, ossia di Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, ha poi trovato compimento, per quel che concerne la misura in questione, con il Decreto Legislativo n. 111 del 3 luglio 2017, che si riferisce per l’appunto alla Disciplina dell’istituto del cinque per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a norma dell’articolo 9, comma 1, lettere c) e d), della legge 6 giugno 2016, n. 106. Le novità presenti sono notevoli: si introducono misure per velocizzare pratiche di assegnamento e accreditamento delle somme; gli obblighi di trasparenza e rendicontazione diventano più rigidi; vengono individuate in maniera esplicita le categorie di beneficiari. Ciò che rimane ancora da definire in maniera chiara sono voci come l’importo erogabile minimo per ogni ente, nonché i criteri attraverso cui ripartire le somme per le scelte non esplicitamente espresse, considerando che in merito a quest’ultima situazione ad oggi si provvede a ripartire tali somme in maniera proporzionale fra le preferenze esplicite, aumentando di fatto gli importi delle organizzazioni maggiori.

“Le buone intenzioni dei cittadini nella destinazione delle quote del 5 per mille meritano di poter contare su un sistema il più possibile efficace, trasparente e organizzato –sostiene l’Amministratore Unico del Caf Italia, la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- per cui l’auspicio è che si provveda a migliorare tutti i punti ancora non perfettamente chiari relativi a questa misura. È doveroso garantire ai contribuenti che ogni centesimo messo a disposizione della collettività abbia un indirizzo inequivocabile e corretto –conclude la Dott.ssa Sergio- specialmente per quelle somme che devono essere utilizzate a fini di utilità sociale”.