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29/08/2017 - ITALIA, LA TASSA RIFIUTI È IN LINEA CON LE DIRETTIVE EUROPEE

L’argomento tasse e imposte rappresenta sicuramente uno dei temi più delicati per il nostro Paese, specialmente in un momento storico particolare come quello che ha caratterizzato l’Italia negli ultimi anni; la crisi economica e occupazionale ha influito notevolmente sul rapporto fra Stato e cittadini, alle prese peraltro con una pressione fiscale spesso definita insostenibile. Fra le tasse di cui più si è discusso negli ultimi tempi troviamo sicuramente le spese legate ai rifiuti, anche per via dell’impatto sociale di quest’altro argomento, al centro di numerose vicende che hanno avuto una grande eco mediatica, anche per via delle gravi conseguenze sulla salute dei cittadini. Ad ogni modo, recentemente la Corte di Cassazione si è pronunciata in merito alla normativa che regola la tassa rifiuti, concentrandosi in particolar modo sull’attinenza della stessa alle regole europee: ebbene, secondo i giudici l'individuazione dei presupposti della tassa e i suoi criteri di calcolo non violano le direttive comunitarie, sia perché è consentita la quantificazione del costo di smaltimento sulla base della superficie dell'immobile posseduto, sia perché la detta disciplina non fa applicazione di regimi presuntivi che non consentano un'ampia prova contraria. Il chiarimento è arrivato con l’ordinanza 17498 datata 14 luglio 2017, con la quale la Cassazione afferma per l’appunto che il presupposto e il criterio di calcolo della tassa rifiuti non sono in contrasto con le regole europee. Ancora oggi, infatti, il metodo di quantificazione del tributo è basato sulla superficie dell'immobile posseduto che, di per sé, non è contrario al principio comunitario chi inquina paga. La disciplina della tassa rifiuti era stata già precedentemente ritenuta conforme dalla Corte di Giustizia della Comunità europea, mediante la sentenza CC-551/2013 del 18 dicembre 2014, relativamente al problema dell’autosmaltimento: i giudici europei hanno infatti affermato che la normativa nazionale che esclude che un'impresa possa smaltire in proprio i rifiuti prodotti non contrasta le direttive comunitarie: di conseguenza, nel nostro Paese i produttori di rifiuti sono soggetti a tassazione anche se li smaltiscono in maniera autonoma.