07/09/2017 - DAL 2018 VIA AL REDDITO DI INCLUSIONE
“Nelle ultime settimane si inizia finalmente a parlare concretamente dei primi, seppur timidi, segnali di ripresa economica –afferma l’Amministratore Unico del Caf Italia, la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- e la speranza è che questi lievi cenni si tramutino in una tendenza costante e di maggior rilievo, per far sì che davvero il Paese possa lasciarsi alle spalle uno dei periodi più difficili dal punto di vista economico nel Dopoguerra. I danni causati dalla crisi sono stati purtroppo profondi e diffusi, e per voltare davvero pagina occorre adesso mettere in atto interventi concreti capaci di rilanciare il lavoro e di aiutare aziende e contribuenti. E, come detto più volte, accanto a interventi che hanno come focus il lavoro, sarebbe molto importante analizzare in maniera lucida le criticità ancora esistenti anche in ambito fiscale –aggiunge la Dott.ssa Sergio- e agire di conseguenza, per esempio semplificando l’insieme di adempimenti previsti, aiutando i professionisti del settore a svolgere al meglio il proprio lavoro e cercando di alleggerire il più possibile la pressione su lavoratori e imprese, continuando la lotta senza quartiere ai fenomeni di elusione ed evasione”.
Le statistiche comunicate dagli addetti ai lavori negli ultimi tempi iniziano a delineare uno scenario decisamente più incoraggiante, almeno se paragonato al trend del passato più recente; ora però, per dare continuità ai segnali positivi di ripresa economica, bisogna capire quali sono gli interventi più idonei per cogliere le opportunità che sembrano arrivare dal mutato panorama economico del Paese. Tra le iniziative che hanno maggiormente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica troviamo sicuramente il Reddito di inclusione, concepito come un nuovo e importante strumento di lotta alla povertà: abbreviato come REI, la sua entrata in vigore è prevista per il 1° gennaio del 2018 e consiste, in sostanza, in un sussidio per le famiglie meno abbienti residenti in Italia. Tale sussidio è disciplinato e ufficializzato mediante la Legge n. 33 del 15 marzo 2017, pubblicata in Gazzetta Ufficiale del 24 marzo successivo come “Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali”.
“L’approvazione del Reddito di inclusione ha inevitabilmente generato reazioni contrastanti in ambito sociale e politico –osserva la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- come accade praticamente ogniqualvolta venga messo in atto un provvedimento che interessa una larga fetta della popolazione e che potrebbe incidere sulla realtà economica di numerose famiglie. Ad ogni modo –continua l’Amministratore Unico del Caf Italia- non è mai facile prendere una posizione netta davanti a interventi di questa natura e di questa portata, e dispiace che le parti in gioco in politica utilizzino tali episodi quasi sempre con intenti propagandistici. Bisognerebbe affrontare un’analisi serena, obiettiva e completa per capire se e come gli interventi realizzati possano davvero portare a un miglioramento non solamente provvisorio e di scarsa rilevanza, e soprattutto per individuare le reali esigenze del Paese e di conseguenza per agire in maniera efficace sul lungo periodo, favorendo il miglioramento reale e sostanziale delle condizioni economiche di contribuenti e aziende”.
In pratica, provando a fornire le principali informazioni sul reddito di inclusione, si tratta di un sussidio destinato alle famiglie più povere residenti in Italia e che dovrebbe riguardare, dal prossimo anno, circa 1 milione e mezzo di persone distribuite su circa 660mila famiglie. Il diritto a tale sussidio è legato a determinate condizioni, a partire dall’accettazione a collaborare, da parte del capofamiglia, con le misure necessarie al superamento della situazione di povertà. Gli enti incaricati metteranno a punto progetti mirati per ciascun nucleo familiare, come ad esempio la formazione o l’orientamento per la ricerca di lavoro, e potrà essere richiesto di assicurare la frequenza scolastica dei figli, la partecipazione a specifici corsi di formazione nonché l’accettazione di eventuali proposte di lavoro. Tra i requisiti e la caratteristiche legati al reddito di inclusione troviamo: ISEE non superiore a 6000 euro annui, considerando anche la casa di abitazione e ulteriore patrimonio immobiliare fino a 20mila euro; erogazione con carta prepagata; precedenza a nuclei familiari con minori, disabili, donne in gravidanza, disoccupati con più di 50 anni; obbligo di accettazione di un progetto di inclusione per la famiglia da parte dei servizi sociali del Comune. Inoltre, si potrà beneficiare del sussidio per non più di 18 mesi, con periodi di sospensione di 6 mesi prima di poter formulare una nuova richiesta; bisogna altresì ricordare che il sussidio è cumulabile con redditi da lavoro ma non con altre misure di sostegno al reddito, e che l’importo mensile va da circa 190 euro per famiglie con una sola persona a circa 490 euro per famiglie composte da almeno 5 elementi.