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08/11/2017 - LA TASSAZIONE PER I COLOSSI DEL WEB AL CENTRO DI UN DIBATTITO NEGLI U.S.A.

La crescente e inarrestabile incidenza che le aziende digitali esercitano da anni nella vita della stragrande maggioranza delle persone è chiara a tutti, così come appare lampante, in tutta la sua evidenza, la necessità di inquadrare le attività economiche e produttive di queste imprese entro schemi ben definiti e inequivocabili. La natura stessa di queste aziende le ha rese, per molto tempo, sfuggenti in materia di tassazione e di individuazione della normativa di riferimento da applicare: ad ogni modo, oggi, la questione del corretto inquadramento fiscale sembra ormai indifferibile, anche in virtù degli enormi incassi realizzati da quelle che sono ormai multinazionali affermate, veri e propri colossi economici operanti in rete e attivi in tutti i continenti. Ciò che è emerso dalle posizioni presentate da questi giganti del web (in maggioranza statunitensi) all’Ocse in materia di tassazione internazionale, nel corso di un dibattito inaugurato pochi giorni fa presso l’Università della California, è la necessità di tassare tali aziende come qualsiasi altra impresa riconducibile all’economia tradizionale: pensare per loro dei recinti fiscali entro cui rinchiuderle, sostengono queste realtà imprenditoriali, significherebbe limitarne le possibilità di innovazione. Per completare questo punto di vista, aziende del calibro di Apple, Facebook, Amazon, Google, eBay, Netflix, Microsoft, solo per citarne alcune, sostengono che le nazioni dovrebbero avere lo scopo di tassare dove il valore è creato, e che invece il consumo di beni o servizi rappresenta un semplice scambio di valore. La creazione di valore, per approfondire tale concetto, avviene soltanto nel momento in cui il prodotto viene sviluppato e questo principio è in linea con i presenti trattati fiscali internazionali. Applicare un'imposta sulla base dell'utilizzo di tecnologie digitali rappresenterebbe una violazione del principio di neutralità dei mezzi di distribuzione, stabilito durante l'Ottawa Framework del 1998 e riaffermato nel 2015. Inoltre, secondo le società, la tassazione nel paese di consumo, a lungo termine porterebbe ad aumentare le entrate fiscali dei paesi importatori e diminuire quelli esportatori, richiedendo, quindi, uno specifico accordo tra le giurisdizioni. Sarebbe opportuno attendere il 2020 per elaborare modifiche al sistema fiscale internazionale, termine stabilito all'interno dell'Azione Beps 2015.