24/11/2017 - CAOS TARI, POSSIBILE CHIEDERE IL RIMBORSO
Negli ultimi giorni si è molto parlato di presunti errori nel calcolo della Tari e finalmente pare che la questione tenda a chiarirsi in maniera definitiva. L’oggetto della discussione riguarda le somme indebitamente versate dai contribuenti per via di un calcolo errato, derivante da un’applicazione impropria del tributo: per comprendere al meglio quanto accaduto di recente, è bene ricordare che è corretto computare la quota variabile una sola volta in relazione alla superficie totale dell'utenza domestica e che per superficie totale si intende la somma dei metri quadri dell’abitazione e delle relative pertinenze. Proprio l’errata applicazione di tale principio ha portato alle rimostranze delle ultime settimane, che hanno avuto come conseguenza l’avvio delle procedure relative alla richiesta dei rimborsi. L’errore è nato dal fatto che accanto alla quota fissa, che va moltiplicata per i metri quadrati, la Tari prevede una parte variabile, che cambia in base al numero degli abitanti dell’immobile e serve a parametrare il conto alla quantità di rifiuti prodotti. Proprio questa funzione della parte variabile, ribadisce il dipartimento Finanze, determina il meccanismo per il calcolo, che deve applicare la quota variabile una sola volta anche quando l’appartamento è completato da cantine, box e solai. Nei Comuni con l’errore, la quota variabile è stata invece ripetuta per ogni pertinenza autonoma dal punto di vista catastale, gonfiando il conto finale. Sull’argomento è intervenuto anche il Dipartimento delle Finanze che, con una circolare apposita sulla Tari, ha affermato come «con riferimento alle pertinenze dell'abitazione, appare corretto computare la quota variabile una sola volta in relazione alla superficie totale dell'utenza domestica». Inizia dunque adesso la fase delle richieste di rimborsi: a tal proposito, va aggiunto che i rimborsi della Tari cresciuta con i calcoli illegittimi su box e cantine possono guardare indietro fino al 2014, data di nascita del tributo, e le richieste vanno presentate in carta semplice, senza troppe formalità; a patto di indicare tutti i dati che servono a identificare il contribuente, l’importo versato e quello di cui si chiede il rimborso, specificando anche la pertinenza che ha generato l’errore.