15/02/2018 - FISCO, NEL 2018 “LIBERAZIONE” DOPO 152 GIORNI
“Un mese abbondante è già passato nel 2018 e rimane forte la percezione che l’anno in corso possa davvero rappresentare uno snodo importante per la situazione economica del Paese –sono le parole dell’Amministratore Unico del Caf Italia, la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- ma perché ciò accada urge che le numerose previsioni, avvalorate da promesse e indicazioni giunte da soggetti autorevoli, trovino applicazione concreta al più presto. Ci riferiamo in particolare alla necessità di rivedere il sistema fiscale nel suo complesso per imprimere un reale cambio di passo alla ripresa economica. Ad oggi – continua la Dott.ssa Sergio- i segnali appaiono ancora flebili e parlano di una pressione fiscale molto pesante per l’universo del lavoro, con inevitabili ripercussioni su imprese e cittadini”.
Nel 2018, in media, gli italiani estingueranno i propri obblighi nei confronti del Fisco alla data del 2 giugno: ciò significa che i giorni di lavoro da dedicare allo Stato saranno 152, vale a dire che serviranno poco più di 5 mesi al lavoratore medio per iniziare a guadagnare per se stesso. Questo dato astratto rende l’idea di quanto il contributo fornito da ogni cittadino alle casse pubbliche sia molto considerevole. Come sempre però, i numeri da soli possono suggerire un’idea inesatta di alcuni fenomeni, per cui è utile provare a interpretare i dati in maniera il più ampia possibile per fornire i significati dei dati trasmessi. Ad esempio, il dato dei 152 giorni rappresenta un piccolo miglioramento rispetto al dato dell’anno scorso, poiché nel 2017 i giorni di lavoro dedicati al Fisco erano stati 154, due in più: si tratta quindi di un passo in avanti, anche se in realtà quasi impercettibile.
Al fine di interpretare in maniera il più possibile completa il dato dei 152 giorni di lavoro per lo Stato, è forse ancora più importante effettuare un confronto con altri Paesi, e in particolar modo, per vicinanza, affinità e comunanza di numerosi obiettivi, con quelli compresi all’interno dell’area UE. A tal proposito emerge come la situazione per gli altri Paesi non è molto diversa, in genere, da quella che caratterizza l’Italia, perlomeno per quel che riguarda la questione tempo: prendendo come riferimento i dati del 2016, anno in cui gli italiani hanno lavorato per il Fisco per 154 giorni, scopriamo che peggio è andata ai francesi, con ben 175 giorni di lavoro per lo Stato, cioè 21 in più. Dati peggiori a quello nostrano anche per Danimarca, Belgio, Svezia, Finlandia e Austria. Ma in tutti gli altri Paesi UE è andata meglio ai lavoratori da questo punto di vista: in Germania, ad esempio, gli obblighi verso il Fisco sono stati estinti 7 giorni prima di noi, in Olanda 12, nel Regno Unito 27 e in Spagna 28. Il Paese più virtuoso è l’Irlanda; con una pressione fiscale del 23,6 per cento consente ai propri contribuenti di assolvere gli obblighi fiscali in soli 86 giorni lavorativi.
“Prestare ai numeri la dovuta attenzione è molto importante, perché in tal modo si riesce ad avere una base da cui partire per sviluppare ragionamenti e analisi e per individuare eventuali proposte – dice ancora la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- cercando di comprendere un dato fenomeno in maniera adeguata. Resta aperta la questione circa la necessità, a nostro avviso non più rinviabile, di mettere in piedi un sistema fiscale che abbia come concetti chiave quelli di sostenibilità e di equità –conclude l’Amministratore Unico del Caf Italia- e in tal senso occorrono interventi concreti per far sì che i miglioramenti siano significativi e possano davvero incidere sulla quotidianità dei contribuenti”.