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22/03/2018 - UE, SERVE UN FISCO PIŁ ATTENTO E TRASPARENTE

“Valori come la trasparenza e il rispetto assoluto della legalità –afferma la Dott.ssa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia- devono essere rispettati e difesi senza se e senza ma, devono rappresentare la base indiscutibile per dare una svolta autentica ai rapporti tra cittadini, istituzioni e Fisco. E se, come è giusto che sia, ai cittadini viene richiesto il rispetto assoluto delle regole, anche a fronte di situazioni realmente difficili e molte volte addirittura drammatiche –aggiunge la Dott.ssa Sergio- reputiamo quantomeno doveroso che le grandi aziende e i governi dei Paesi diano il buon esempio, agendo sempre nel massimo rispetto delle norme esistenti. Purtroppo però persistono ancora situazioni dubbie, zone grigie in cui trovano spazio pratiche non sempre chiare e immacolate”.

Negli ultimi tempi si sono moltiplicate le iniziative e i provvedimenti per favorire il rispetto delle leggi legate al Fisco, tanto a livello nazionale che internazionale: tra gli attori maggiormente impegnati nel perseguire l’obiettivo di un Fisco chiaro, equo e all’insegna della trasparenza, rientra sicuramente l’Unione Europea. Ma proprio in seno all’UE emerge un dato per certi versi allarmante, oltre che molto sorprendente: nel 2016, ultimo anno che è possibile analizzare con dati definitivi, gli accordi fiscali segreti unilaterali messi nero su bianco fra multinazionali e Stati membri dell’unione sono stati ben 2.053. Il dato assoluto diventa ancor più degno di nota se tradotto in termini percentuali, poiché rappresenta un aumento del 64% rispetto all’anno precedente. A diffondere il dato è un organismo di consulenza della UE, il Joint Transfer Pricing Forum.

Gli ormai noti tax rulings erano in realtà nati con l’obiettivo di stabilire intese vincolanti tra le grandi imprese e le agenzie delle entrate nazionali, al fine di concordare in anticipo il trattamento fiscale dei profitti ed evitare quindi contenziosi futuri, gli accordi preventivi, a partire dagli advanced pricing agreements (APA) unilaterali, la fattispecie più diffusa. Tali accordi, tuttavia, sono ancora oggi al centro di forti critiche per la loro capacità di garantire alle aziende significativi risparmi sulla tassazione. A denunciare tale problema, tra gli altri, le Ong Oxfam ed Eurdodad che in una nota congiunta ricordano come i tax ruling si rivelino sempre più spesso come un formidabile strumento che permette alle multinazionali di ridurre drasticamente il proprio carico fiscale globale. Ad ogni modo la questione è sempre più nel mirino degli organi preposti a garantire il rispetto delle regole e non sembra essere sfuggito del tutto alla stessa Commissione Europea che negli ultimi anni, a seguito delle indagini dell’Antitrust continentale, ha formalmente definito alcuni accordi come aiuti di Stato illegali, strumenti di distorsione della concorrenza nel mercato unico.

“Il ruolo di sempre maggior importanza rivestito dagli organismi facenti capo all’Unione Europea –è la considerazione della Dott.ssa Maria Emilda Sergio- indica al contempo un livello di responsabilità più alto assunto dai medesimi organi istituzionali. Va da sé che i cittadini di ogni singolo Paese all’interno dell’Unione si aspettino grande fermezza da parte di Bruxelles, grazie anche alla maggiore cooperazione fra gli Stati membri, nel combattere qualsiasi fenomeno di illegalità, anche solo potenziale, a livello fiscale. Reputiamo non sia più possibile tollerare tali fenomeni –conclude l’Amministratore Unico del Caf Italia- soprattutto se davvero si vuole risalire dopo la grave crisi economica, percorso difficile ma possibile solo passando per una ricerca costante della legalità e della trasparenza”.