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19/04/2018 - WEB TAX, UNA PARTITA ANCORA APERTA. NOVITĄ IN ARRIVO

“C’è grande fermento da molto tempo, e in particolar modo negli ultimi anni, attorno al concetto di Web Tax, ossia dell’imposta sulle transazioni digitali. Siamo in una fase storica in cui, è quasi inutile dirlo, la rete ha un ruolo di primissimo piano a tutti livelli nelle nostre vite –dice la Dott.ssa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia- e influenza in maniera molto molto importante la quotidianità dei singoli cittadini, ma anche quella di aziende, istituzioni e governi. Ed è inevitabile che le dinamiche di Internet incidano in maniera sempre più rilevante anche sul mondo dell’economia, per cui occorre –continua la Dott.ssa Sergio- una regolamentazione accurata anche in maniera fiscale, in grado di fornire soluzioni normative al passo coi tempi, eque e trasparenti”.

La Legge di Bilancio 2018 rappresenta indubbiamente un deciso passo in avanti in materia di tassazione digitale, argomento al centro di discussioni e polemiche, nonché tema sfuggente e fino ad oggi di difficile inquadramento. Finalmente però qualcosa sembra muoversi sia a livello nazionale che a livello europeo; nei giorni scorsi, parlando delle proposte normative del nostro Paese, un emendamento in merito è stato approvato all’unanimità dalla commissione Bilancio del Senato, per cui pare essere al via l'imposta sulle transazioni digitali dal 2019. Sulla base delle ultime novità introdotte alla norma, è stata ristretta la platea dei soggetti obbligati alla Web Tax con l’esclusione delle imprese agricole, contribuenti nel regime forfettario, nel regime dei minimi ed ora anche l'e-commerce. La Web Tax in Italia entra in vigore il 1° gennaio 2019 quale imposta sulle transazioni digitali pari al 3% da applicare alle prestazioni di servizi effettuati con mezzi elettronici.

La Web Tax, andando più nello specifico, mette nel mirino soprattutto i cosiddetti giganti della rete, ossia colossi quali Amazon, Facebook, Google, tanto per citare quelli più famosi: il punto è che tali aziende, insieme a molte altre di grandi dimensioni e dall’enorme fatturato, beneficiando di leggi poco chiare e poco adatte alla realtà degli scambi commerciali odierni, hanno sempre sfruttato le zone grigie delle norme in vigore per pagare tasse sicuramente non in linea con quanto prodotto. Un cambiamento importante andrà a concretizzarsi nel fatto che, a far data dal 1° gennaio 2019, le imprese italiane clienti delle multinazionali del web tratterranno l’imposta del 6% sulle fatture e riversarla al Fisco: il ruolo di sostituti d’imposta spetterà agli intermediari finanziari, in primis alle banche. Per rendere operativa tale dinamica, si attende l’apposito decreto dl Ministero dell’Economia e delle Finanze, da emanare entro il 30 aprile 2018, che fissi i servizi assoggettati alla Web Tax. A ogni modo, rimandando ad altra sede gli approfondimenti i materia e attendendo gli sviluppi legati a successivi interventi normativi (a cominciare dal decreto attuativo del MEF), è importante sottolineare il cambiamento di prospettiva all’interno del nostro ordinamento giuridico, in linea con quanto sta avvenendo a livello internazionale e nell’ambito dell’Unione Europea.

“Reputiamo doveroso, come diciamo da tempo, mettere in atto cambiamenti importanti nel sistema fiscale –afferma l’Amministratore Unico del Caf Italia- in modo tale che il Fisco possa mostrare un volto più equo ai cittadini/contribuenti. E per mettere in atto tale processo, oltre che provare ad alleggerire il carico fiscale che grava su aziende e lavoratori e individuare possibili agevolazioni fiscali a favore di determinati settori o specifiche categorie, crediamo sia importante –aggiunge la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- fare in modo che multinazionali di livello mondiale versino alle casse dello Stato ciò che è giusto, senza la possibilità di rifugiarsi in escamotage che danneggino in maniera pesante il Paese”.