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12/04/2018 - FISCO, INIZIATIVE PER INCENTIVARE LA SCELTA DELLA RESIDENZA IN ITALIA

“Un Fisco cervellotico, confusionario e, quel che forse è peggio, iniquo e poco calibrato sulla realtà socio-economica dei cittadini –dice la Dott.ssa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del caf Italia- oltre a ispirare scarsa fiducia ai contribuenti, ha sicuramente scarso appeal per lavoratori e aziende, con tutte le conseguenze negative del caso. Occorre sicuramente studiare le necessarie soluzioni per trasformare le criticità esistenti in punti di forza, per realizzare un cambiamento importante e molte volte evocato da tanti addetti ai lavori. Solo con un Fisco equo e attento alla realtà che fa da contesto –aggiunge la Dott.ssa Sergio- sarà possibile compiere quel salto di qualità più che mai necessario e non più rinviabile, per il bene di tutta la collettività e per aiutare realmente il Paese a ripartire dopo anni molto complicati”.

Uno degli obiettivi più ambiziosi che il Fisco nostrano si propone è indubbiamente quello di attrarre il capitale umano mediante la promozione e realizzazione di incentivi fiscali mirati: la parola d’ordine in tal senso è “agevolazione”, concetto che, a differenza di quanto accaduto negli ultimi anni, coinvolge una platea di contribuenti molto ampia e diversificata, non limitandosi solo a determinate categorie. Il tentativo di convincere i contribuenti a portare in Italia la propria residenza fiscale riguarda adesso, infatti, docenti e ricercatori, ma anche gli impatriati e i cosiddetti “Paperoni”. Ed è proprio quest’ultima categoria quella che attira molte attenzioni, e che riguarda neo-residenti che, attraverso il trasferimento della residenza fiscale nel nostro Paese, hanno la possibilità di pagare un’imposta sostitutiva forfettaria sui redditi prodotti all’estero pari a 100mila euro: questo per un periodo massimo di 15 ani, in alternativa alla tassazione ordinaria.

L'agevolazione relativa ai Paperoni, prevista dalla ultima Legge di Bilancio, riguarderà solo chi è residente all'estero da almeno 9 periodi d'imposta negli ultimi 10 anni ed è facilmente attivabile: punta quindi agli stranieri e tiene fuori coloro che in questi anni si sono trasferiti dall'Italia all'estero. Per quel che concerne invece docenti e ricercatori, tali professionisti potranno escludere dalla tassazione il 90% del reddito di lavoro autonomo o dipendente prodotto in Italia, per l’anno in cui divengono fiscalmente residenti in Italia e per i 3 anni successivi. Relativamente ai lavoratori impatriati, invece, essi potranno, trasferendo la propria residenza fiscale in Italia, essere tassati sul 50% del reddito di lavoro autonomo o dipendente prodotto in Italia, per il primo anno di residenza e per i successivi 4 anni: per quanto riguarda quest’ultima categoria, L’Agenzia delle Entrate evidenzia che la domanda per le agevolazioni va presentata sempre al datore di lavoro attuale anche in caso di seconda o ulteriore assunzione (rispetto a quella per cui il lavoratore è rientrato).

“Ricordiamo che –sottolinea l’Amministratore Unico del Caf Italia- l’articolo 2 del Tuir, al comma 2, considera residenti in Italia le persone fisiche che per la maggior parte del periodo d’imposta, cioè per almeno 183 giorni (o 184 giorni in caso di anno bisestile), sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza. Tenendo conto di questo e delle agevolazioni sopra descritte, crediamo che tali iniziative possano risultare molto interessanti e apportare vantaggi importanti ali conti pubblici; tuttavia –conclude la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- siamo persuasi del fatto che tutto ciò da solo non basti e che occorra intervenire al più presto e in maniera decisa su numerose questioni di natura fiscale, con l’obiettivo di rendere il Fisco più vicino alla realtà delle persone”.