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18/05/2018 - LAVORO AUTONOMO O DIPENDENTE? PERSISTONO ANCORA MOLTI DUBBI
La crisi economica che ha colpito il nostro Paese in maniera molto dura, coinvolgendo praticamente tutto il mondo occidentale, ha avuto conseguenze devastanti anche e soprattutto nell’universo del lavoro, con aziende e lavoratori in balìa di difficoltà enormi e diffuse che hanno portato alle stelle i livelli di disoccupazione e hanno costretto molto imprese a chiudere i battenti. Ma se la mancanza di lavoro è il tema che indubbiamente ha attirato l’attenzione generale più di qualunque altro, esistono tuttavia altre problematiche importanti ma a cui forse è stato dato meno risalto: ad esempio, chi un lavoro ce l’ha si trova molto spesso a vivere situazioni di forte svantaggio sia a livello di garanzie contrattuali, sia per quel che riguarda la retribuzione. Una vicenda accaduta a Torino è emblematica di come esistono ancora oggi, e sono largamente diffuse, realtà contrattuali dubbie e non sempre chiare: il Tribunale del lavoro del Capoluogo piemontese, infatti, ha respinto il ricorso di sei fattorini di una società operante nel settore della consegna di pasti a domicilio. A causa delle difficili condizioni di lavoro e dei compensi bassissimi c'erano state mobilitazioni per cui la società aveva interrotto la collaborazione con i lavoratori, che si sono rivolti al giudice del lavoro. Le prestazioni sono state descritte nel ricorso come rapporto di lavoro dipendente in quanto era richiesta la reperibilità e l'obbligo di seguire le indicazioni del committente; inoltre tramite il braccialetto elettronico per la geolocalizzazione ci sarebbero stati controllo e valutazioni costanti. A fronte di queste argomentazioni però, il Tribunale ha dato torto ai lavoratori, affermando che il rapporto di lavoro consentiva di scegliere se, quando e quanto lavorare, senza garantire un’attività minima, per cui non esisteva il presupposto del rapporto dipendente, cioè il fatto di essere a disposizione del datore e l’obbligo di rendere la prestazione. Relativamente al capitolo della geolocalizzazione, veniva reputato indispensabile per lo svolgimento della prestazione e ciò anche nell’interesse del rider stesso perché, se si perde o si fa male, l’azienda sa dove si trova; inoltre tali dati non venivano registrati ma solo utilizzati per consentire la prestazione.