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01/06/2018 - LAVORO, SFIDA MACCHINA VS LAVORATORE: INTERVIENE LA CASSAZIONE

L’evoluzione tecnologica, da oltre un secolo, sembra portare con sé, come conseguenza nefasta, la sostituzione dell’uomo con la macchina in diversi ambiti della quotidianità, in special modo nel mondo del lavoro; tale visione concepita quasi in maniera fantascientifica si è però progressivamente affermata nel corso dei decenni, portando sì alla sostituzione tanto temuta in numerosi casi e per diverse mansioni, ma creandone altre che richiedono sempre l’intervento del lavoratore in carne e ossa. Ma proprio alla luce di questa premessa è interessante andare a dare un’occhiata a una recente sentenza dell’autorevolissima Corte di Cassazione dello scorso 4 aprile, precisamente la n. 8359/2018. Secondo i giudici, infatti, grava sul datore di lavoro l’onere di dimostrare, provandolo in maniera dettagliata e specificando in che termini ciò avvenga, che l’attività di un dipendente sia divenuta gradualmente inutile in conseguenza della tecnologia che, rifacendoci a quanto detto prima, ha di fatto sostituito il lavoratore stesso. Venendo a mancare tale onere, non può sussistere legittimamente il licenziamento per giustificato motivo. La vicenda, che ha riguardato il braccio di ferro tra una società operante nel settore metalmeccanico e un proprio dipendente, ha premiato alla fine quest’ultimo, proprio perché l’onere richiesto non è stato adempiuto da parte del datore di lavoro: cosa che, come detto, ha spinto la Corte a respingere il ricorso della società in questione.