12/07/2018 - FISCO, I MANCATI INCASSI DAL 2000 RIGUARDANO SOMME ENORMI
“I grandi problemi che hanno travolto a un certo punto il nostro Paese, precipitandolo in una crisi che ha interessato molte altre nazioni ma che ha avuto effetti molto pesanti da noi, sono legati anche a comportamenti e modi di fare che riguardano il passato, anche solo quello più recente –sostiene l’Amministratore Unico del Caf Italia, la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- ed è innegabile che gli effetti della recessione siano stati aggravati da qualcosa di sbagliato degli anni precedenti. Anche in ambito fiscale, purtroppo, problematiche oggi avvertite come dannose per l’intera collettività, vedi evasione ed elusione fiscale –aggiunge la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- non erano forse concepiti, fino a qualche anno fa, con la stessa giusta severità con la quale vengono giudicati oggi”.
Guardando al passato, all’ultimo ventennio in particolare, emerge un dato per certi versi incredibile: considerando solo gli anni 2000, infatti, i ruoli presenti nel magazzino dell’Agenzia della riscossione, riferiti a imprese cessate, soggetti falliti o nullatenenti o persone decedute, ammontano a circa 360 miliardi di euro. Si tratta di una somma elevatissima che però, per stessa ammissione del Direttore dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione, sarà molto molto difficile poter recuperare. I mancati incassi rappresentano ovviamente solo una parte delle cifre riconducibili alle pendenze maturate con l’Erario dai contribuenti, un esercito di circa 20 milioni di soggetti, sempre con riferimento al periodo 2000/2018. Oltre la metà delle pendenze, il 55% circa, riguarda importi inferiori ai mille euro e meno dell’1% invece debiti che superano i 500mila euro.
Nel caso relativo al cuore di questa comunicazione, l'Agenzia della riscossione non può per legge che accumulare i debiti di anno in anno, essendo bloccata la procedura di discarico nei confronti degli enti debitori. «Con la necessità», si legge nel documento depositato in commissione, «di proseguire tutte le attività idonee a interrompere i termini prescrizionali e mantenere quindi il diritto alla teorica riscossione di crediti già valutati come non recuperabili». Si tratta di somme importanti che avrebbero sicuramente consentito al Paese di disporre di risorse di grande importanza, particolarmente preziose in questo particolare momento storico. Ad oggi si guarda con attenzione agli introiti che arriveranno dalla rottamazione delle cartelle, con un occhio al futuro sperando che la lotta all’evasione e all’elusione possano portare risultati sempre più significativi.
“La necessità di invertire la rotta è quanto mai stringente, per raddrizzare da subito una situazione critica e consentire al Paese di poter ripartire dopo la recessione –sostiene la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- ma anche per porre le basi per un futuro diverso, in cui il Fisco possa essere più a misura d’uomo in merito alla pressione esercitata su cittadini e aziende, ma più severo nei confronti di chi non rispetta la legalità. È di straordinaria importanza però che, accanto alla sempre più fitta ed efficace collaborazione tra i vari attori coinvolti per combattere l’evasione –conclude l’Amministratore Unico del Caf Italia- si metta in atto un cambiamento più profondo, che riguardi la cultura della legalità nel Paese, e che abbia come percorso parallelo una riforma fiscale in grado di garantire equità, trasparenza e sostenibilità”.