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19/07/2018 - OGNI ANNO IL LAVORO NERO SOTTRAE AL FISCO PIŁ DI 42,6 MILIARDI DI EURO

“Negli ultimi anni, fortunatamente, sta crescendo il livello di attenzione per quel che riguarda la lotta all’evasione fiscale: sono state messe in campo –dice la Dott.ssa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia- nuove soluzioni, sono stati sottoscritti accordi fra diversi attori impegnati in questa battaglia e tra diversi Paesi, al fine di rendere efficace l’azione contro una vera e propria piaga sociale che da decenni sottrae allo Stato, e quindi ai cittadini, risorse enormi. Quello che però occorre fare con sempre maggior vigore e impegno –aggiunge la Dott.ssa Sergio- è diffondere la cultura della legalità, del rispetto delle regole: si tratta di un passaggio a nostro avviso indispensabile, perché partendo dal presupposto che il rispetto della Legge è un obiettivo che riguarda tutti e che avvantaggia ogni singolo individuo, sicuramente si faranno enormi passi in avanti nella lotta all’illegalità in tutte le sue forme”.

Il concetto di rispetto della legalità non è semplice da diffondere e far accettare in un Paese che ha spesso ritenuto un peccato veniale quello dell’evasione e che continua a fare i conti con una grave crisi economica. I soldi sottratti al Fisco però sono soldi sottratti all’intera comunità, rappresentano quindi perdite molto gravi specialmente in un momento in cui bisognerebbe investire e riattivare il mercato del lavoro. Ma è proprio dall’universo occupazionale che giungono notizie poco incoraggianti in merito al problema del sommerso: il lavoro nero rappresenta ancora in Italia una realtà triste, diffusa e presente su tutto il territorio nazionale. Secondo recenti studi, infatti, sono ben 3 milioni e 300 mila persone circa a comporre l’esercito dei lavoratori invisibili: in termini di denaro, il fisco vede sparire qualcosa come 42,6 miliardi di euro ogni anno.

Come spesso accade, sono i territori maggiormente in difficoltà quelli dove è più facile che attecchiscano fenomeni di illegalità e di mancato rispetto delle regole, in un circolo vizioso in cui le dinamiche di causa-effetto non sempre sono chiare e finiscono per confondersi col passare del tempo, peggiorando anno dopo anno la situazione. Tale considerazione vale anche per il discorso del lavoro nero, che vede sui gradini più alti di questo podio poco lusinghiero tre regioni del Mezzogiorno, nell’ordine Calabria, Campania e Sicilia. La prima annovera tra le sue fila qualcosa come 146mila irregolari, con un'incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil regionale pari al 9,9%; per Campania e Sicilia tale percentuale si attesta sull’8,8% e sull’8,1%, con rispettivamente quasi 383.000 e 313.000 lavoratori in nero. Il fenomeno però, sebbene più radicato al Sud, coinvolge in maniera seria tutta la Penisola.

“Il mondo del lavoro può essere il fulcro della rinascita di questo Paese –osserva l’Amministratore Unico del Caf Italia, la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- e occorre fare in modo che venga regolarizzato, che sappia tutelare al contempo imprenditori, collaboratori e dipendenti, e che venga inserito lungo i binari della legalità. Come diciamo da tempo però –aggiunge la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- per far sì che la cultura del rispetto delle regole, soprattutto applicata ai rapporti col Fisco, si diffonda e diventi naturale, è necessario che il sistema fiscale venga ripensato e riformato, riducendone la complessità, eliminandone le iniquità e rendendolo sostenibile”.