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13/09/2018 - FRODE FISCALE, LA RESPONSABILITÀ È DELL’IMPRENDITORE

Arriva dalla Corte di Cassazione una sentenza di grande rilevanza in merito al rapporto fra imprenditore e commercialista e, in particolare, per quel che riguarda le relative responsabilità al verificarsi di frode fiscale ed eventualmente di bancarotta. La sentenza in questione è la n. 40100 datata 6 settembre 2018, con la quale i giudici hanno confermato la condanna per un imprenditore milanese che non era stato in grado di pagare un debito Iva consistente a causa di una crisi di liquidità: il debito era poi sfociato in un fallimento. L’imprenditore si era difeso affermando che il suo più importante cliente non aveva pagato quanto dovuto e aggiungendo che la responsabilità della situazione fosse da addossare al commercialista, presso il quale risiedevano tutte le fatture. La Corte però ha respinto tale visione, chiarendo che se è vero che anche il consulente fiscale può essere responsabile, a titolo di concorso, per la violazione tributaria commessa dal cliente, quando, in modo seriale, ossia abituale e ripetitivo, attraverso l'elaborazione e commercializzazione di modelli di evasione, sia stato il consapevole e cosciente ispiratore della frode, anche se di questa ne abbia beneficiato il solo cliente, certamente non può esimersi da responsabilità l'imprenditore che abbia posto in essere la frode, specie in totale difetto di allegazione e dimostrazione della propria pretesa estraneità al progetto criminoso ascritto al commercialista. In definitiva, dunque, emerge come il responsabile della frode fiscale è l’imprenditore anche quando tutta la contabilità aziendale sia detenuta presso lo studio del commercialista.