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17/10/2018 - SE IL FISCO CONSIGLIA MALE IL CONTRIBUENTE, È CHIAMATO A RISARCIRLO
Alcuni assiomi come “La legge non ammette ignoranza” o l’idea che lo Stato, specialmente quando agisce per conto del Fisco, non abbia alcuna remora a punire il contribuente che sbaglia, qualsiasi possano essere le motivazioni alla base dell’errore, sicuramente non aiutano nell’avvicinare i cittadini alle istituzioni: tuttavia, una recente pronuncia dei giudici va in senso diametralmente opposto rispetto a tali convinzioni. Parliamo nello specifico dell’ordinanza n. 23163/2018 della Corte di Cassazione, risalente allo scorso 27 settembre, mediante la quale in sostanza si stabilisce che se un cittadino che si reca per avere maggiori informazioni in merito alla propria situazione contributiva presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, e raccoglie informazioni errate a causa di imprecisioni da parte dell’operatore dello sportello, ha diritto a un risarcimento del danno eventualmente legato all’episodio, ossia al fatto di essersi fidato di quanto riferitogli. Senza entrare nel merito della vicenda precisa, si tratta comunque di un momento di grande rilevanza che manda un messaggio chiaro ai contribuenti in merito alle tutele e alle garanzie per chi deve, per forza di cose, avventurarsi lungo un terreno impervio come il Fisco nostrano che, ricordiamo, è stato valutato come uno dei più complicati al mondo da recenti studi.