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24/10/2018 - FISCO TROPPO COMPLESSO: CONTRIBUENTI COSTRETTI A DESTREGGIARSI FRA OLTRE 100 TASSE

“Molto spesso noi addetti ai lavori ci soffermiamo a sottolineare come il sistema fiscale italiano presenti parecchie problematiche –sono le parole della Dott.ssa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia- concentrandoci in particolar modo su concetti fondamentali quali equità e sostenibilità. Un altro aspetto che emerge, a onor del vero però non con la stessa frequenza e la stessa forza dei due appena citati, è quello relativo alla attuale complessità del Fisco italiano: si tratta di un problema nient’affatto secondario –continua la Dott.ssa Sergio- perché incide in maniera diretta e importante su temi quali la trasparenza e l’agilità, oltre che sulla possibilità di concentrare meglio le energie e le risorse per la difficile lotta contro l’evasione e l’elusione fiscale”.

Quando si invoca la riforma fiscale per il nostro Paese, si pensa immediatamente anche alla questione della semplificazione, che passa inevitabilmente dalla riduzione del numero di tasse, contributi e tributi che gravano sui contribuenti italiani. Un dato su tutti fa riflettere: su un totale di 100 voci legate al Fisco, gli incassi dello Stato si concentrano per l’85% delle entrate su una decina di queste voci. Riuscire a ridurre in maniera corposa tale enorme numero di tasse significherebbe consentire una maggiore serenità ai contribuenti stessi, nonché la possibilità di combattere con maggiore efficacia i fenomeni di evasione e quindi anche incentivare le aziende che, molto spesso, sono spaventate da una giungla di tributi, imposte, tasse legate al Fisco. E questo danneggia le casse dello Stato anche nel freno che tale complessità fiscale e burocratica rappresenta per le aziende straniere, che spesso desistono e non investono nel nostro Paese.

La parte del leone nel sistema fiscale italiano la fanno due imposte su tutte, le quali da sole garantiscono oltre la metà del gettito totale, ossia il 55,4%: si tratta di Irpef e Iva. L’Imposta sul reddito delle persone fisiche ha garantito nel 2017 il 33,8% del totale, con quasi 170 miliardi di euro; l’Imposta sul valore aggiunto ha portato 108,8 miliardi di euro, pari al 21,6% dell’intero gettito. Importante anche il contributo dell’Ires, cioè dell’Imposta sul reddito delle società, che ha dato all’erario 34,1 miliardi di euro, quello riconducibile all’imposta sugli oli minerali, con 26 miliardi di euro, e quello dell’Imposta regionale sulle attività produttiva, l’Irap, con i suoi 22,4 miliardi di euro. Ritornando alla tesi alla base di questa comunicazione, bisognerebbe di nuovo evidenziare come l’eccessiva complessità del Fisco nostrano sia un danno reale per la nostra economia: ricordiamo che di recente il sistema fiscale italiano è stato indicato come il terzo più complesso al mondo, il primo dei Paesi facenti parte dell’area UE.

“La riforma del Fisco rappresenta a nostro avviso un’urgenza assoluta per il nostro Paese –sostiene l’Amministratore Unico del Caf Italia, la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- per diverse ragioni, e tra queste ragioni rientra sicuramente la necessità di una decisa semplificazione. Come si sa la legge non ammette ignoranza, ma crediamo sia doveroso che le norme siano comprensibili: in materia fiscale, come visto, l’insieme di disposizioni, tasse e imposte non è di sicuro a misura di cittadino. A tutto questo aggiungiamo una considerazione importante, già fatta molte volte: è indispensabile rendere il Fisco sostenibile ed equo, sia per una quesitone di giustizia sociale, sia per rendere più facile –conclude la Dott.ssa Sergio- la lotta all’evasione fiscale, che continua a rappresentare un’autentica piaga per la salute dei conti pubblici”.