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09/01/2019 - ALCUNI DATI RELATIVI AL RAPPORTO FRA CREDITO E RATING DI LEGALITÀ

Le imprese dotate di rating di legalità sono avvantaggiate in merito alla possibilità di accedere a finanziamenti bancari, ma tale caratteristica non è di per sé garanzia assoluta in tal senso. A chiarire tale considerazione arrivano a supporto alcuni dati, che come spesso accade, descrivono l’argomento in questione con maggiore efficacia. Su 4.525 aziende titolari del “bollino” rilasciato loro dall’Antitrust, quelle che poi hanno effettivamente tratto un beneficio reale per quel che riguarda il credito sono solo il 39% del totale, ossia 1.781. Nei casi non compresi in questo 39%, invece, le condizioni dei prestiti generate dal rating si sono rivelate comunque meno convenienti rispetto a quelle già applicate dagli istituti, oppure le banche hanno negato benefici ulteriori per carenze documentali. I dati in questione sono stati resi noti dalla Banca d'Italia, che ha diffuso nelle settimane scorse i dati aggregati sugli effetti del rating di legalità. Snocciolando un po’ di dati, in 1.172 situazioni il rating interno già attribuito dalla banca ha prevalso su quello derivante dal «bollino», in quanto migliore, permettendo quindi tassi e condizioni più competitivi. In altri 1.197 casi la documentazione presentata dalle imprese è risultata carente. Sono 125, invece, le società per le quali il possesso del rating di legalità non è bastato a ottenere il finanziamento richiesto. Nell'85% dei casi il diniego è stato motivato «dall'insufficiente merito creditizio dell'impresa», sottolinea Banca d'Italia. Una lacuna a cui nemmeno le stellette dell'Antitrust possono sopperire.