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06/02/2019 - LA LIBERAZIONE FISCALE NEL 2019 SLITTA ANCORA

“Resta ancora tantissimo da fare per far sì che il nostro Paese posa reagire in maniera soddisfacente e reale alla terribile crisi economica che ha colpito tutto il mondo occidentale e che ha segnato in maniera pesante l’ultimo decennio – dice la Dott.ssa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia – anche perché a differenza di altri Paesi, l’Italia continua ancora a faticare parecchio per scrollarsi di dosso i danni della recessione. Siamo però sempre più convinti che un passaggio fondamentale per mettere in atto un processo concreto di ripresa e di crescita economica sia quello di una riforma fiscale coraggiosa – aggiunge la Dott.ssa Sergio – quanto mai necessaria e a nostro parere ineludibile”.

Il peso fiscale che grava sui lavoratori italiani, è risaputo, rappresenta un problema serio, una zavorra che purtroppo incide in maniera importante sull’economia in generale all’interno del nostro Paese. I lavoratori si trovano a dover fare i conti con una pressione fiscale considerevole, anche per l’inefficacia dei risultati raggiunti nella lotta ai fenomeno di evasione ed elusione, che penalizzano in maniera seria le casse dell’Erario. Nonostante i progressi compiuti e l’impegno profuso in questa battaglia per la legalità, il problema resta ed è ancora oggi tutt’altro che trascurabile. E a farne le spese purtroppo sono spesso i contribuenti onesti. C’è un dato in particolare che riflette in maniera abbastanza emblematica la situazione attuale e riguarda la data in cui, simbolicamente, gli italiani si liberano del cuneo fiscale ogni anno: l’anno scorso tale data era stata individuata nel 20 giugno, delineando un’attesa abbastanza lunga, tra le più lontane dall’inizio dell’anno in confronto agli altri Paesi europei. Tuttavia, nel 2019 la situazione, anche se di poco, peggiorerà ulteriormente, poiché la tanto sospirata liberazione fiscale arriverà il 21 giugno.

Per poter quindi guadagnare per se stessi, liberandosi degli obblighi relativi a versamenti legati a voci come Iva, Inps, Irpef e imposte locali di varia natura, i lavoratori nostrani dovranno attendere praticamente poco meno di sei mesi. Tutto ciò è riconducibile a una percentuale del cuneo fiscale che in Italia è arrivata a livelli stratosferici, ossia al 47%. Rapportando questo calcolo fatto sul lavoro di un anno a una singola giornata media lavorativa, è come se un impiegato medio lavorasse dalle 09.00 alle 12.45 esclusivamente per il Fisco. Voci come inflazione, progressività del nostro sistema tributario, aumenti di Imu e Tasi, solo per citare alcuni fattori, non forniscono elementi per sperare in un cambiamento in positivo di questa tendenza.

“La libertà fiscale fissata sempre più in là – è la constatazione dell’Amministratore Unico del Caf Italia, Dott.ssa Maria Emilda Sergio- non è di certo in linea con la prospettiva di crescita del Paese. Si tratta di un’informazione abbastanza chiara nel delineare un quadro economico preoccupante, dove il Fisco continua inevitabilmente a essere percepito come un nemico dai contribuenti, influenzando in maniera negativa anche la percezione che il rispetto della legalità sia un vantaggio per tutti. Invece è indispensabile trasmettere alla collettività l’idea, assolutamente e indiscutibilmente reale, che il rispetto della legalità – conclude la Dott.ssa Maria Emilda Sergio - è un vantaggio per ogni singolo cittadino, ma per aiutare a far sì che tale convinzione si diffonda, è necessario dare al Fisco un volto più equo, trasparente e sostenibile”.